Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

• Antonio Spinosa n1asse proletarie hanno un buon siste1na di assicurazioni sociali, vacanze retribuite e la certezza di trovare un lavoro. Nonostante queste ottime posizioni di partenza, i salari rimangono piuttosto bassi. Per di più l'organizzazione statale della distribuzione dei prodotti (merci, capi d'abbigliamento, derrate, ecc.) è così aleatoria e disordinata che il cittadino, ancl1e avendo il denaro in tasca, potrà disporre d'un chilo di mele (per non parlare d'un'autor11obile o d'un frigorifero) non nell'esatto momento del suo effettivo bisogno. I-Io visto a Praga, in piazza San Venceslao, un gruppo di cittadini che l1a rotto improvvisamente la lunga coda che da un bel pezzo aveva formato st1lla porta di un negozio di scarpe, per precipitarsi a prendere posizione, sempre in una fila molto ordinata, davanti a un carrettino di mele spuntato chissà da dove. Erano mele verdi, poco più grandi di un uovo. Sono i risultati della « direzione centralizzata », come qui chiamano il potere dello stato. Qualche nube più fosca si addensa all'orizzonte. Nel settore dell'industria la Cecoslovacchia, che già prin1a della guerra si era mantenuta ad un livello molto alto, ha conservato per molti anni il primato fra tutti i paesi socialisti mediorientali. Ma anche in questo settore stanno sorgendo notevoli difficoltà. Si afferma che la Cecoslovacchia dovrà ben presto affrontare una crisi molto simile a quella che in ultima analisi diede il primo scossone in URSS alla dittatura di Stalin. Non è un rnistero che per certi versi la destalinizzazione affondò le sue radici nella necessità di dare una nuova soluzione ai problemi economici dell'Unione Sovietica che aveva condotto a termine la lunga 1narcia forzata dell'industrializzazione e che doveva finalmente rispondere ad alcune esigenze popolari per troppo tempo compresse. Sotto una spinta di questo stesso tipo potrebbe aprirsi una fase nuova anche in Cecoslovacchia. Allora a Praga il castello di cemento elevato intorno al monumento di Stalin cadrebbe con tutta la statua che oggi quella impalcatura protegge e nasconde. Chi sarà il successore di Antonin Novotny (presidente della repubblica, segretario del partito con1unista) e di Vilem Siroky (pr~sidente del consiglio)? Questi due capi cecoslovacchi hanno studiato a Mosca e si sono formati alla scuola di Stalin. Parlano il russo come la loro lingua madre. Lasceranno il posto a rappresentanti delle cosiddette « classi ascendenti », a uomini che magari non hanno mai messo piede nell'Unione Sovietica? Prima che si diffondessero le notizie sulla crisi della produzione ceca, le statistiche avevano testimoniato un continuo i11cremento. Secondo i dati dell'Annuario Statistico del 1961 edito dalle Nazioni Unite, preso come anno base il 1953 == 100, si rileva infatti che la produzione 76 Bibliotecaginobianco

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