Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

Giornale a più voci scoprirà - ma lentamente - la migliore tecnica per difendersi e progredire: la cooperazione. In conseguenza dell'esasperato frazionamento della proprietà e del rapido cedimento del risparmio, nasce, dunque, una cooperativa nel piccolo paese meridionale: prima, negli anni precedenti, non sarebbe stata possibile, nemmeno concepibile, tale iniziativa, che, dopo alcuni mesi di sviluppo, ha ancora tutti i connotati di un esperimento e tra un anno potrà presentare tutte le sorprese di una novità. Niente avrebbero potuto per essa lo slancio dei tecnici o la forza delle idee. Parliamo con il protagonista di un'avventura psicolÒgica più che con l'esperto di un'impresa cooperativistica: altrove sarebbe stato un tecnico, qui è appena un pioniere. È un giovane sui trent'anni, piuttosto alto, ma sottile: le sue mani pesanti e callose sono quelle di un coltivatore diretto e le sue frasi disinvolte quelle di un rappresentante tipico della cospicua proprietà meridionale che possiede una laurea. Si chiama Tommaso De Pinto, sposato con due figli. Egli ci affida le sue esperienze di pioniere che nell'avventura cooperativistica ha avuto la pazienza (l'intelligenza da sola no,n sarebbe bastata) di essere un paziente insegnante che ai contadini insegnava una semplice ma fondamentale operazione aritmetica (appunto l'addizione), l'alfabeto della reciproca fiducia, da una parte; e che dall'altra può vantare i meriti particolari di quelle mani visitate dai calli e di quella laurea conquistata. Infatti vedremo presto come quei calli e quella laurea hanno svolto, nell'inizio dell'impresa, un ruolo se non determinante, insospettato. Dalle sue esperienze si arriva a ricavare un certo numero di costanti, di caratteristiche, di linee direttrici estremamente utili a chi vuole avere, più che un'idea precisa (per il momento impossibile), una prospettiva di quello che potrà accadere quaggiù, nel Mezzogiorno, nel campo cooperativistico. Il piccolo paese della provincia barese è appunto un centro-pilota di un movimento che nasce, un osservatorio sismico di uno sconvolgimento che avviene nelle profondità dell'anima contadina. La prima caratteristica: una cooperativa tra contadini, tra piccoli proprietari, deve essere un'iniziativa di uno di essi o di un gruppo di essi, che intervengano adoperando inizialmente il linguaggio comune a tutti i soci: il linguaggio di chi vive nel loro mondo. lJn individuo, o un gruppo o un ente che intervenga con l'autorità o il linguaggio della competenza, non avrà successo: per loro non sarà un nemico (ma basta poco a scambiarlo per tale), sarà un estraneo, un altro. La seconda caratteristica: il contadino, questo coltivatore della diffidenza, ha in sé, dentro di sé una paradossale, grande riserva di fiducia non facilmente identificabile: si tratta di cercarla, di farla uscire fuo·ri, di investirla in un modo diverso, di convertirla, di valorizzarla. Terza ed ultima caratteristica: il risultato positivo, concreto, soprattutto iniziale, di una cooperativa che non fallirà, non saranno le cifre di una produzione accresciuta, o maggiori utili raggiunti e suddivisi tra ogni socio, 55 Bibliotecaginobianco

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