l\t1ichele N ovielli case o di un locale cinematografico costruito sulla piazza del paese meridi onale. Lo strumento meccanico, la radio, la televisione, la cucina a gas, la motoretta, il comfort, come si usa dire comunemente, è riuscito, con violenza, a scucire le tasche del contadino sannicandrese, a frugare il loro fondo, a smuovere un risparmio che ammuffiva. Resta la diffidenza, l'alt ra corr1ponente della mentalità contadina. Se nel piccolo paese della provinc ia barese si può assistere all'inizio di un esperimento di rottura, nel Mezz ogiorno, invece, per adesso, si può ascoltare, percepire l'inizio di uno scr icchiolio che preannuncia soltanto una rottura nel magma compatto della diffidenza. « Assistere» nel primo caso, « ascoltare» nel secondo abbiamo detto a ragion veduta: una cooperativa che nasce è un'opera, infatti, una cosa visibile, mentre una mentalità co1ne quella contadina che inc omincia a trasformarsi presenta moti confusi, silenziosi, che non tutti possono avvertire. Oggi il Mezzogiorno è più facile vederlo che ascoltarlo. Siamo arrivati ad un momento particolare quaggiù: la diffidenza contadina non possiede più quel tessuto robusto che la distingueva, fatto di terra e di secoli, come prodotto della terra ed esperienza storica, così ostile verso coloro c he l'affrontavano e così generosa verso coloro che la sfruttavano. È in crisi, dunque? Può darsi. l\tia il Mezzogiorno è in crisi da sempre, da secoli: quegli scricchiolii che avvengono nel suo sottosuolo hanno un valore, un risultato , solo se gli uomini sapranno avvertirli a tempo, tradurli in occasioni. A nostro modesto avviso, sono intervenute nel mondo contadino, a creare tale situazione, due cause. La prima è l'eccessivo frazionamento della terra che ubbidisce generalmente al bisogno del contadino di un possess o, di una proprietà, anche se piccola, anche se occupante lo spazio ridico lo di un fazzoletto. La grande proprietà ignorava, poteva ignorare, il concet to di cooperazione; ma la piccola no, alla lunga non può resistere dopo av er subito la rottura del tradizio11ale sistema di risparmio. Il piccolo propri etario sta scoprendo, e meglio scoprirà domani, che i suoi problemi, i su oi interessi, le sue difficoltà sono gli stessi di quelli del piccolo proprietario che gli sta vicino. Ecco: gli basterà fare nel suo cervello una breve oper azione matematica, un'addizione, cioè, delle sue forze, delle sue risorse, c on quelle dei suoi vicini. Ormai ci siamo riempiti la bocca parlando de lla praticità del contadino; gli abbiamo assegnato virtù che non meritava: e gli è un pratico, un realista a suo modo, può essere un furbo, ma non ~ stato mai un calcolatore, gli è sempre mancato il senso aritmetico delle cose. La seconda causa: la rottura del sistema tradizionale di risparmio. Spendendo di più, diventando per la prima volta consumatore, utente dello str umento meccanico, passando con violenza dallo stadio delle necessità a quel lo delle vanità, il contadino è costretto a guadagnare di più, a produrre di più, a cercare o ad accettare nuove tecniche, nuovi sistemi, nuovi mez zi perché la terra renda più di ieri: trasforma il vigneto dai filari bassi in tendoni, adopera i concimi chimici, la quantità prevale sulla qualità. Infin e, 54 Biblioteaaginobianco
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