Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

Giornale a più voci giungere ad un piano regionale, Colombo ricordava che, riconsiderando lo schema Vanoni, rivedendo con occhio critico ciò che si era venuto facendo nel Paese, si era potuto notare che, mentre alcuni obiettivi di quello Schema erano stati raggiunti, molti altri ne restavano lontani. Impressionava soprattutto il divario fra le regioni, e la persistenza della concentrazione industriale nelle zone tradizionali. Venne di qui, disse il ministro, l'impulso a Yerificare le esigenze delle singole regioni, per riscontrare soprattutto le possibilità di nuove intraprese industriali. I progetti di schemi regionali di sviluppo furono elaborati i11qt1ella prima fase per fini conoscitivi. Intanto la discussione nel Paese portava a concludere che occorreva elaborare un programma nazionale di sviluppo, che però non annullava il valore e l'apporto dei piani regionali. Anche nella discussione svoltasi in Parlamento sulla politica meridionalistica - notava Colombo - si è detto che per ottenere un equilibrato sviluppo del Paese è necessario agire sui centri nazionali di investimento. Ma gli schemi regionali assumono ugualmente l'i1nportante funzione di fissare le caratteristiche economiche delle singole regioni, le rispettive possibilità tecniche ed econon1icl1e, l'individuazione delle ulteriori possibilità agricole e delle nuove aree di industrializzazione. E cioè: gli schemi regionali, secondo il ministro dell'Indt1stria, potranno servire in un primo momento per formare il piano nazionale, e da questo poi trarranno le indicazioni operative in loco. Dall'esposizione del ministro risultava quindi la possibilità e l'opportunita di giungere al coordinamento degli investimenti e della spesa pubblica, alla selezione e alla indicazione di precedenza delle opere pubbliche, a una politica delle amministrazioni locali e della Cassa finalmente ancorata a questa selezio,ne. Queste cose, dal sapore un po' insolito nelle locali riunioni ufficiali, sembravano accettate in pieno da tutti. Il piccolo miracolo di far accettare il concetto di pianificazione sembrava compiuto, forse perché chi ne parlava era un autorevole ministro, e non uno dei soliti, poveri studiosi, senza peso politico. Su quanti, amministratori e dirigenti di enti operanti in Basilicata, fecero, però, effettiva presa i primi discorsi sul Piano? Non sono rimaste tracce in questo senso per tutto l'anno trascorso, tranne una, che merita di essere annotata .. Coordinare e quindi programmare era stata dunque la parola d'ordine della riunione del 16 ottobre. All'indomani era stata anche tenuta a Potenza un'altra riunione, di capi uffici ed enti del capoluogo cittadino, per esaminare lo stato dei lavori pubblici locali. Ma il nuovo Prefetto di Potenza ci pensò su e prese un'iniziativa inconsueta: convocò in prefettura tutti i sindaci della sua provincia, divisi per quattro zone. Sindaci e segretari comunali erano invitati a partecipare ad una riunione intesa a fare il .punto sulla situazione dei lavori pubblici e sui servizi di prima necessità di ciascun Comune: opere in corso, finanziate o appena. iniziate, o da progettare. I partecipanti alle quattro riunioni, così come era stato loro in prece43 Bibliotecaginobianco

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