Giornale a più voci gative della parte più rètriva, socialmente, del nostro mondo forense, meriterebbe un discorso a parte che qui non possiamo fare. Merita invece di essere sottolineata l'incongruenza, o meglio l'assurdità, dell'esclusione dalla facoltà di lettere e filosofia. Coloro che si sono opposti con accanimento all'idea che il liceo scientifico possa aprire tutte le porte dell'università, quindi anche quella della facoltà di lettere, evidentemente ignoravano - o fingevano di ignorare - che esiste un altro tipo di scuola media superiore da cui, co11un anno in meno di studi, e con un programma di latino ancora più ridotto, si può tranquillamente ottenere una laurea in materie letterarie o filosofiche: l'istituto magistrale. Né giova osservare che l'istituto magistrale conduce alla facoltà di magistero e non a quella di lettere e filosofia, perché le lauree sono equipollenti: l'unica limitazione è che il laureato del magistero non può insegnare il greco, per la buona ragione che non l'ha mai studiato; ma può insegnare latino, e persino nel liceo classico (abbinato, all'italiano). Da molti anni infatti nei nostri licei classici insegnano latino professori laureati dal magistero, che hanno vinto regolarmente il loro concorso. Ora nell'istituto magistrale le ore di latino sono all'incirca la metà delle ore che gli sono co,nsacrate nel liceo scientifico; l'apprendimento della lingua poi si riduce, salve le solite eccezioni, ad un'infarinatura (e anche a meno). Perché dunque i licenziati dall'istituto magistrale (che dura solo 4 anni) possono diventare professori di lettere, mentre i licenziati dal liceo scientifico (che dura 5) no? Perché tanto accanimento co,ntro costoro? Si pensi che nei piccoli centri, ove esiste solo il liceo scientifico, sovente lo studente vi si isèrive per comodità; ragione di più perché a questo tipo di scuola (che è il liceo dell'avvenire) siano spalancate tutte le porte. Ma i parlamentari di destra, chi sa perché, sono di diverso avviso. ROBERTOBERARDI Cronaca di un piano Una regione piccola, in cui sarebbe relativamente facile l'accordo; in cui stanno verificandosi vari fatti nuovi; in cui certe decisioni possono determinare risultati di una incidenza notevole: questa è la Basilicata. In questa regione, malgrado le apparenze, sembra però difficile redigere tempe .. stivamente un serio piano di sviluppo. Sull'argomento abbiamo annotato una significativa cronaca di quanto è accaduto nel corso dell'ultimo anno. Alcune notizie che si premettono serviranno a stabilire i precedenti della questione, che, secondo alcuni inguaribili ottimisti, avrebbero dovuto facilitare la redazione di un Piano regionale della Basilicata. · Si può cominciare con quanto fu detto al IV Congresso nazionale di urbanistica, nell'ottobre del '52, a Venezia. Come si può riscontrare nel volume che ne raccolse gli atti (a pag. 267 e seguenti) il prof. Ludovico 39 Bibliotecaginobianco
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