Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

.. Roberto Berardi giudicare in base ad un istintivo n1isoneismo) e mettere in imbarazzo i progressisti non comunisti, costretti a difendersi e a « distinguersi» in un settore tanto più difficile in quanto i problemi scolastici (contrariame~te alle apparenze) richiedono conoscenze particolari che il gran pubblico, poco o male edotto dalla stampa d'informazione, in genere non ha. Si è poi messa. in opera tutta la più fn1sta retorica sulla romanità, che dopo il crollo inglorioso del 25 luglio 1943 era stata pudicamente messa jn soffitta (eccezion fatta per i neofascisti). Poiché la nostra scuola classica alimenta sovente, suo malgrado, questa retorica, o almeno ne pone le premesse, si capisce che un tale tasto possa avere una risonanza affettiva in molti ambienti, specie i11 quelli più provinciali, non toccati dal gran flusso intellettuale e morale della civiltà moderna, e quindi attaccati ai preconcetti e ai luoghi con1uni raccattati nel corso di una maldigerita educazione classica. Per accrescere l'effetto, i più spregiudicati hanno miscelato alla retorica sulla romanità le preoccupazioni per la civiltà cristiana che sarebbe minacciata dal mancato studio della grammatica latina da parte dei ragazzi tra gli 11 e i 14 anni. Non si può certo pretendere che gli oratori della destra conservatrice, e tanto meno quelli dell'estrema destra anticostituzionale facciano propri gli argomenti e le tesi dei novatori. Ma si può invece pretendere che essi dicano in che modo sarà possibile realizzare gli alti e nobili fini culturali e spirituali che essi assegnano al latino nella scuola media dell'obbligo, conservando intatto tutto il resto. Infatti la riforma della scuola media di primo grado nasce dal bisogno di eliminare le strozzature classiste determinate dalla precoce discrin1inazione tra allievi frequentanti la scuola media con latino, destinati a proseguire gli studi verso i diplomi che consentono l'ingresso negli i1npieghi e nelle professioni proprie della « classe dirigente », ed allievi dell'avviamento, cui tale proseguimento è di fatto precluso, anche se verso i 14 anni si manifestasse in essi un'indubbia attitudine agli studi superiori; e, insieme, dalla necessità morale di tener conto delle scoperte della psicologia dell'adolescenza, la quale ci avverte che la delineazione delle attitudini si rivela nel ragazzo solo verso i 14-15 anni, e non prima. Or bene, data l'aria che tira, nessun settore del Parlamento, nessuna organizzazione politica, nessun organo di stampa ha osato opporsi ai due fini sopracitali; tutti, anzi, fanno a gara nell'esprimere nobili preoccupazioni sociali. Dunque bisognerà consentire l'accesso alla scuola media a masse sempre piì1 vaste di ragazzi, fino a raggiungere la totalità o quasi degli obbligati (giacché, ricordiamolo, oggi la scuola media di 1° grado è obbligatoria, mentre prima lo era la sola scuola elementare); bisognerà d'altra parte conservare le diverse 1naterie del gruppo letterario e del gruppo scientifico (se no, che « cultura di base» è questa?); bisognerà quindi assegnare al latino solo poche ore sul totale dell'orario settimanale, certo non più di quelle che gli sono concesse oggi. Ma oggi, qual'è il risultato che si ottiene? Se si eccettuano pochi ragazzi superdotati, o accuratamente seguìti dalla famiglia, si può asserire tranquilla1nente che i risultati sono modestissimi. 36 Bibliotecaginobianco

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