GIORNALE A PIU VOCI Il latino in parlamento Mentre scriviamo la discussione del progetto di rifonna della scuola media di primo grado o scuola media unica è ancora in corso dinanzi al Parlamento. Al Senato il disegno di legge è passato con un compromesso (forse politicamente inevitabile, rebus sic stantibusr tra la DC e il PSI; ma la Camera deve ancora dire la sua parola. Non sappiamo quale fisionomia avrà, alla fine, la nuo,va istituzione; se sarà una scuola veramente nitova oppure un ennesimo rabberciamento della vecchia. Se si verificherà il secondo caso, il lavoro sarà in gran parte vano; e bisognerà rimetterci mano a rifarlo non appena sarà mutata la fisionomia delle Camere, in senso meno conservatore dell'attuale. Il pomo della discordia è, o pare che sia, il latino. Sul problen1a della presenza o 1neno del latino nella scuola media di primo grado si è profilato fin dall'inizio uno schieramento significativo: in favore del suo mantenimento sono il MSI, il PDIUM, il PLI, e la destra democristiana; per l'abolizione il PSDI, il PRI, il PSI, il PCI. La sinistra democristiana tace, ma da più segni appare che, se non ci fosse la disciplina di partito, parte di essa almeno si schiererebbe per l'abolizione. Ciò dovrebbe aprire gli occhi anche a coloro che, in buona fede, al di fuori dei partiti, hanno combattuto negli ultimi tempi in favore del mantenimento del latino nella scuola della preadole•• scenza, fondandosi su motivi tecnici (didattici) o p dagogici. In realtà pedagogia e didattica, in questo caso, hanno un peso irrilevante di fronte alla politica, percl1é politico è il problema. Non ripeteremo qui i i11otivi che 1nilitano in favore dell'abolizione, giaccl1é sono stati ripetuti per anni dalle rivi te edt1cative che lottano per sveccl1iare le strutture sclerotiche della nostra scuola media, sia che esse riviste si rifacciano a modelli ed esperienze anglosassoni, sia che tengano presenti esempi sovietici, sia che - al di fuori di ideologie rigidamente determinate - muovano da considerazioni suggerite dalla stessa realtà scolastica italiana. Preferiamo soffermarci, invece, su alcuni aspetti della discussione qual'è avvenuta in Senato. Colpisce, innnanzi tutto, la povertà di idee e di argomenti dei conser• vatori. Forse perché si avvicinano le elezioni, e quindi si pensa che le parole grosse possano fare più effetto sull'elettorato, alcuni oratori della destra sono ricorsi a luoghi comuni che farebbero sorridere se la sede della discussione e la discussione medesima non fossero cose serissime. C'è stato il solito trucco di identificare gli innovatori con i comunisti (il che ai comunisti, ovviamente, ha fatto piacere), per suscitare i sospetti dei «benpensanti» (di solito digiuni di vere conoscenze politiche, e adusati a 35 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==