Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

Note della Redazione zionale (e qui ritorna il proble1-na dei quadri e degli istituti, e si può rilevare ancora una volta che i secondi sono efficienti quando possono avvalersi della guida o dei Ramadoro, Prinzi e Scardaccione, e non lo sono se mal guidati, dal punto di vista non tanto della competenza quanto, anche e sopratutto, della passione). Creda pure l'on. Malagodi che, con tutti i loro difetti, gli enti di riforma hanno intrapreso una riorganizzazione e una pron1ozione dell'agricoltura 111eridionale in certe zone che induce a un giudizio complessiva1nente positivo intorno alla loro azione, anche se questa ha prestato e presta il fianco alle critiche di cui noi stessi ci siamo fatti portavoce; onde prima di parlare in generale ed in astratto della loro «inefficienza», si devono valutare in concreto, ente per ente, le vicende per cui sono passati e le difficoltà con cui essi si sono dovuti confrontare. Infine, se paragoniamo il bilancio dei risultati cui è approdata l'azione degli enti di riforma con quello dei meriti che può vantare la Federconsorzi nei confronti dell'agricoltura italiana, non ci se1nbra che si possano sbrigativan1ente condannare i primi e proprio nel n1omento in cui di fatto si abbracciano gli interessi della seconda. Passiamo alla polverizzazione fondiaria. Oggi, grazie all'esodo rurale, vi si può porre rimedio. E lo si deve fare prin1a che sia tardi. Ma occorrono strumenti idonei: gli enti di sviluppo, per l'appunto, uno dei cui scopi fondamentali, quindi, non è quello che l'on. AJalagodi va dicendo, di aggravare le conseguenze della polverizzazione, n1a, al contrario, di intraprendere una serie di interventi senza i quali sarebbe vano attendersi l'inizio dell'au- . spicato riordina1nento fondiario. L'esodo rurale continua a un ritmo crescente; e, come scriveva Gian Giacomo Dell'Angelo, nel nun1ero di maggio della nostra rivista, « si può... fin da questo mon1ento riconoscere che la riuscita dei nuovi enti sarà n1isurata dai risultati che avranno raggiunto nel coordinamento dell'esodo rurale e nel contempera1nento dei moventi che lo determinano con le esigenze di salvaguardare e 111igliorare un patrimonio produttivo che altrimenti rischia di rimanere, anche in zone non fra le più povere, indiscriminata1nente abbandonato ». L'on. Malagodi, comunque, sembra preoccuparsi sopratutto del « supera1nento della mezzadria », che porterebbe a distrllggere « l'agricoltura ùnprenditoriale » e al « raggruppan1ento forzato » di una « 1niriade di aziende » negli enti di sviluppo. Diamo quindi ancora una volta la parola a Dell'Angelo per chiarire anche da questo punto di vista la «motivazione» che è all'origine della proposta di creare gli enti di sviluppo e che dovrebbe regolarne l'attività: « nella misura in cui si decidesse di eliJninare dall'agricoltura quelle forme paracapitalistiche che ne appesantiscono e n1ortificano la gestione, contestual,nente ci si dovrebbe dare carico di creare, attorno alle imprese contadine, come a quelle meno aperte ai rapporti con il mercato, un complesso di servizi e di economie esterne atto a colmare quel vuoto che le separa dagli altri settori di attività e nel quale, proprio per la mancanza di un organico tramite, hanno finora proliferato gli elementi dell'usura, della intermediazione deteriore e della frode commerciale». 32 Bibliotecaginobianco

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