I Note della Redazione scono casi esemplari - dei quali nzolto si è parlato, perché affidati a chi non dovevano essere affidati, onde il rilievo appunto che è indispensabile ed urgente un « cambio della guardia» - si è tardato troppo e non si può rimandare ancora a domani ciò che deve essere deciso oggi, specialmente dopo le prove e controprove che si sono avute, dirette e indirette, a con-· /orto della tesi di coloro che, conie noi, da tenipo avevano gridato l'allarme. Gli enti di sviluppo Contro gli enti di sviluppo in agricoltura sono scesi in campo, come era prevedibile, l'on. Malagodi e l'on. Bonomi. E subito, alle prese di posizione del PLI e della « coltivatori diretti» ha fatto eco· il « Corriere della Sera » con un articolo di Panfilo Gentile. Per quanto riguarda l'on. Bonomi e la sua opposizione a una certa concezione della funzione degli enti di sviluppo, una concezione che è pure quella della CISL, è stato giustamente osservato, dall'on. Scalia, che ci si rende agevolmente conto del fatto che questa concezione della funzione da assegnare agli enti di sviluppo urta contro gli interessi della FederconsorzL Ma proprio in questo consiste una delle principali ragioni per cui gli enti di sviluppo possono costituire una soluzione de1nocratica dei problemi orgq,nizzativi dell'agricoltura italiana; e comunque, anche e sopratutto per questo, la creazione degli enti di sviluppo viene incontro ai « più genuini interessi dei coltivatori diretti ». L'on. Malagodi, dal canto suo, ha parlato di una polverizzazione della proprietà che dovrebbe essere portata all'estremo a causa della politica agraria che la maggioranza di centro-sinistra si propone; onde « miriadi di aziende incapaci di sostenersi da sole dovrebbero essere forzata1nente raggruppate negli enti di sviluppo, e cioè in organismi burocratici, la cui inefficienza nel campo agricolo è stata dimostrata nei fatti, a partire dagli enti di riforma italiani, sino alle ' comuni ' cinesi, passando per i ' colcos ' ed i ' sovcoz ' russi ». Lasciamo stare i paragoni azzardati fra realtà non paragonabili. Ma è proprio sicuro l'on. Malagodi che si possa parlare di inefficienza degli enti di riforma Jtaliani? Noi siamo stati critici implacabili delle degenerazioni politiche che qua e là si sono manifestate nella azione degli enti di riforma; e sappiamo che, dei due principali enti di riforma che hanno operato nel Mezzogiorno, l'uno, quello silano, è passato attraverso una serie di vicissitudini politiche che non gli hanno consentito di diventare quello che sembrava stesse per diventare al tempo in cui era efficacemente presieduto da Cagliati; mentre l'altro, quello appulo-lucano, che si è potuto avvalere di una continuità e stabilità· di direzione tecnica ad alto livello, ha fatto cose egregie e ha conquistato meritati riconoscimenti, anche sul piano interna31 Bibliotecaginobian·co
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