Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

•• Note della Redazione di sviluppo che la Svimez ha cercato di diffondere fra i giovani, spesso, anzi quasi senipre, in contrasto con gli a1nbienti accademici, tra i quali solo ora si delineano nuove e più aggiornate tendenze culturali. E non disponiamo di questa classe dirigente perché i migliori fra i più giovani degli • anni quaranta e cinquanta, i più sensibili alle esperienze culturali e pratiche della politica di sviluppo, o sono emigrati dal Mezzogiorno, e sono andati altrove a recare un loro contributo di attitudini a dirigere, oppure si sono bruciati nella illusione politica che fosse il Partito cornunista lo strumento per far saltare le cinture di protezione al riparo delle quali le vecchie e inette classi dirigenti tradizionali hanno continuato a malgovernare il Mez- . zogiorno. Non ci stancheremo mai di insistere su queste considerazioni che già abbiamo fatto, su queste pagine e altrove, perché ritenianio che da esse debba partire una riconsiderazione di tutti i temi della politica 1neridionalista; una riconsiderazione che approdi alla ùnpostazione di un problema che la nuova maggioranza non può e non deve eludere. I più anziani non valgono niente, dunque, sono gli esponenti maggiori o minori della «miserabile» classe dirigente denunciata da Dorso; e i più giovani sono partiti, o si sono bruciati dal punto di vista politico. E allora? Allora deve essere chiaro che oggi è più che mai vero ciò che diceva Salve1nini: il Mezzogiorno è terra di niissione per i democratici italiani e non deve essere la Nuova Caledonia per i peggiori funzionari, come troppo a lungo è stato considerato. Terra di 1nissione dove i 1neridionali che sono partiti per qualificarsi alt rave devono tornare; terra di 1nissione dove i settentrionali che hanno sentito la questione meridionale devono essere disposti a venire. Questo vuol dire che il problema dei quadri per portare avanti la politica meridionalista nel contesto della politica di piano non può essere risolto con l'attesa che 1naturino le attitudini dirigenti dei giovanissimi, ammesso e non concesso che poi proprio i migliori fra i giovanissimi non siano anche loro costretti a partire (stanno già partendo); ma lo si risolve con innesti settentrionali e recuperi nieridionali. Cosa vuol dire? Qualche esenzpio può essere opportuno, perché gli esempi con nomi e cognomi costituiscono, sempre, nei confronti di quesiti del genere, le più eloquenti risposte. Se è vero che l'amico Nino Novacco, siciliano, sarà chiamato in Sardegna come manager del piano di rinascita dell'isola, questo è un recupero. E se è vero che l'amico Gino A1artinoli ha accettato la presidenza della scuola istituita a Napoli - dalla Cassa - per la for1nazione di quadri, questo è un, innesto. Non staremo qui a dire che cosa rappresentino i nomi che abbianio fatto, rispettivamente sul piano della competenza in niateria di industrializzazione e su quello della competenza in materia di 1netodi nuovi e aggiornati, di esigenze quantitative e qualitative, di esperienze straniere, relativamente al dressage dei quadri di una società nioderna. Volevam9 soltanto indicare, attraverso questi esempi, una via che deve essere seguita per tutti gli istituti della politica meridionalista; e dobbiamo anche aggiungere che per alcuni di questi istituti - che costituì30 Bibliotecaginobianco

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