NOTE DELLA REDAZIONE Innesti e recuperi Tutti i problemi che oggi si pongono nel Mezzogiorno sono anzitutto problemi di quadri. È una considerazione, questa, che emerge anche in tutta evidenza da un recente, documentato articolo di Marco Cesarini, sul «Mondo» del 23 ottobre. Cesarini perviene alla conclusione che occorre intentare il processo alla vecchia classe dirigente meridionale, « una delle più miserabili d'Europa», come diceva Guido Dorso, quando, a Bari, nel 1944, auspicava. che questa classe dirigente potesse al più prest_o « essere spogliata del suo malefico potere politico ». Molte cose buone sono state fatte nel Mezzogiorno, dal 1944 ad oggi, ed è doveroso riconoscerlo, come Cesarini lo riconosce; ma il processo alla « miserabile » classe dirigente di cui parlava Dorso non risulta che sia stato avviato, « neppure nella sua fase inquisitoria e di esatta ricognizione del nemico ». E così è potuto avvenire che « in tutto il Mezzogiorno ... gli enti pubblici, da strumenti di eversione delle strutture sociali tradizionali, quali furono concepiti dalla democrazia n,azionale, si sono trasformati, nelle mani della classe dirigente locale, in strumenti per il consolidamento di quelle stesse strutture che... avrebbero dovuto provvedere ad elirninare ». Ora è certan1ente vero che gli istituti della politica meridionalista devono essere adeguati alle esigenze della politica di piano, inseriti nel contesto della politica di piano, potenziati e integrati ai fini della politica di piano. Ma la condizione pregiudiziale è oggi più che mai quella di poter disporre dei quadri migliori espressi dal paese. È indispensabile, cioè, una ,nobilitazione di cervelli per portare avanti la politica meridionalista; perché con i quadri disponibili oggi nel Mezzogiorno, con i quadri di cui oggi ci si avvale per gli istituti della politica meridionalista, la ·politica di piano fallirebbe fçitalmente proprio nel Mezzogiorno, in quel Mezzogiorno che costituisce il suo fondamentale banco di prova. Noi disponiamo, insomma, di buoni istituti, vecchi e nuovi, e qualche altro istituto dovrà essere predisposto e tutti dovranno essere adeguati, come si diceva, alle esigenze della politica di piano; ma non disponiamo nel Mezzogiorno di una classe dirigente che, ai suoi vari livelli, possa veramente garantire che le funzioni per cui gli istituti sono stati creati, o devono essere creati, siano correttaniente assolte. Non disponiamo di questa classe dirigente perché la cultura economica è poco diffusa nel Mezzogiorno e quando di cultura economica si può parlare a proposito di questo o que~ personaggio è una cultura invecchiata, f er1na, nella peggiore delle ipotesi, ai pregiudizi liberistici, o fondata, nella migliore delle ipotesi, su una buona o discreta conoscenza di Pantaleoni o di Pareto, ma chiusa nei confronti di quelle conosce11ze relative alla moderna politica 29 Bibliotecaginobianco
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