Rifor1na delle istituzioni e repubblica presidenziale sociale che sono proprie dello stato dei nostri tempi. Non mi sembra che questo risultato si possa conseguire spezzando il cordone ombelicale che lega, nei regimi parlamentari, esecutivo e legislativo, e che, se è stato e può essere un elemento di debolezza, è stato e può essere anche un poderoso eleme11to di forza. A questo punto la lezione dell'Inghilterra diventa particolannente suggestiva: -non già quella che vorrebbero trarne coloro cl1e polemizzano contro la partitocrazia, ma proprio la lezione contraria, che viene dalla disciplina di partito in Parlamento e dall'uso della dissoluzione come arma politica. Ovviamente, si tratta di vedere queste strumentazioni in un quadro istituzionale che deve essere un po' diverso da quello attuale italiano, nel quale, cioè, si dia corso, finalmente, ad uno statuto pubblico dei partiti, si risolva il problema del controllo del legislativo (tanto più importante nel quadro di una politica di piano) e si risolva l'altro problema del rafforzamento delle libertà individt1ali e delle loro garanzie politiche e giuridiche (il che implica da una parte la soluzione dell'annosa questione delle regioni e dall'altra la revisione del processo costituzionale). Ma, come si vede, il discorso qui si allarga troppo, e conviene, perciò. rinviarne il seguito ad altra occasione. VITTORIO DE CAPRARIIS agosto 1962. Post Scriptum. Non ho niolto da aggiungere a questo articolo, scritto prima che il generale De Gaulle (con un'interpretazione che è una violazione della Costituzione della Quinta Repubblica) sottoponesse a referendum popolare il principio dell'elezione diretta ed a suffragio universale del presidente della repubblica. Il generale-presidente, che tratta con tanta disinvoltura le costituzioni da lui stesso proposte, mostra di avere, tuttavia, una fiducia estre1na nei meccanismi istituzionali; e, se la sua pratica smentisce la sua teoria, egli resta attaccato a certe teorie al punto da porre a repentaglio per esse la pace civile del suo paese: qui veraniente egli mostra di essere assai poco cartesiano. Ma il problema vero non è quello della coerenza di De Gaulle quanto l'altro, del valore effettivo delle sue idee in generale e in particolare della sua convinzione che l'elezione diretta del presidente della repubblica darebbe alla Francia istituzioni migliori di quelle attuali o delle altre della Quarta Repubblica. E questa è una convinzione almeno molto discutibile. Le critiche da me fatte al progetto del « club Jean Moulin » valgono anche per le proposte di De Gaulle. Il regime presidenziale darà forse ai governi francesi una stabilità che essi non hanno mai avuto col « sistema parlamentare »; ma questa loro stabilità non vorrà dire che essi saranno, per ciò stesso, efficienti. Fin d'ora si possono prevedere gravi contrasti tra esecutivo e legislativo; fin d'ora si può prevedere che i futuri presidenti saranno costretti a mercanteggiare prima la loro elezione presso una coalizione di partiti ~ e poi la loro politica presso una coalizione di deputati. Fin d'ora si può prevedere 27 Bibliotecaginobianco
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