Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

Rifor1na delle istituzioni e repubblica presidenzi"ale già negli ultimi due decenni del secolo scorso: è noto cl1e Wilson, allora professore d'università, illustrò tale situazio·ne in uno dei suoi libri più famosi e suggerì un'evoluzione del sistema americano dalla separazione rigida dei poteri ad u11a relativa confusione dei poteri, un'evolu~ zione, cioè, verso il « governo di gabinetto » di tipo britannico; ed è noto, altresì, che questo suo libro ebbe un'enorme successo. Da ultimo, il fatto veramente costante di questi ultimi quarant'anni, e quello che maggiormente ha impression·ato uomini politici e studiosi di cose politiche, è stato proprio il tentativo ricorrente da parte delle legislature di paralizzare l'esecutivo: si sa c\ie basta un'alleanza tacita nei voti dei gruppi conservatori di entrambi i partiti per bloccare le iniziative presidenziali che hanno bisogno di una sanzione legislativa (ossia, per parlar chiaro, di fondi) per essere tradotte in pratica. Il sistema americano dei partiti - ripeto qui un'osservazione che ho avuto già occasione di fare parecchie altre volte - ha questa singolarità: di essere rigido al livello degli stati e fluido a quello federale. Sarebbe troppo lungo indicare qui le ragioni storiche e politiche di tale fenomeno, e perciò basta il registrarlo: la disciplina di partito, che può essere anche brutale nelle legislature degli stati, quasi 110n esiste in quelle federali, coi risultati che si sono accennati. Ora, sembra evidente che in una situazione come quella francese, cori. partiti come quelli francesi, nei quali la disciplina di partito, fatta eccezione pei comunisti e in parte pei socialisti, non esiste a nessun livello, il pericolo delle frizioni tra esecutivo e legislature e dei tentativi di queste di paralizzare l'azione del governo si presenta enormemente accresciuto, tanto più che le legislature stesse sarebbero del tutto protette dalla minaccia della dissoluzione (la quale, com'è noto, non esiste negli Stati Uniti). Se, dunque, supponiamo, come fanno i -membri del « Club Jean Moulin », di lasciare « les Français, les députés et les partis tels qu'ils sont », è facile prevedere che in Francia la ·soluzione presidenziale porterebbe certamente ad un esecutivo stabile, nel senso che nessun voto delle camere potrebbe rovesciarlo per quattro o cinque anni; ma porterebbe, altresì, ad un esecutivo esposto a pressioni di ogni genere da parte del legislativo e costretto a mercanteggiare con questo la sua politica ed a fare ogni sorta di compromesso: insomma un esecutivo stabile, sì, ma veramente assai poco efficiente, sicuro della sua durata, ma sempre incerto delle sue possibilità di azione a lungo termine. Anche il regime presidenziale, dunque, per poter funzionare bene in Francia esige quel rivoluzionamento in profondità che esigerebbe il regime parlamentare moderno, e di cui, pure, i membri del « Club Jean Moulin » non vedono le possibilità pratiche. E del resto 21 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==