Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

Vittorio de Caprariis tre scelte; ma ciò che c'interessa di mettere in evidenza adesso è la conclusione che il nuovo progetto costituzionale francese trae da questo principio: « un autentico regime parlamentare supporrebbe in Franc~a un rivoluzionamento in profo11dità che non è nelle nostre attuali possibilità: cioè un elettorato cl1e fosse pronto a dare i suoi voti a due partiti, ed a due soltanto; deputati che accettassero la grigia esistenza di fantaccini al servizio del governo o di oppositori in attesa delle elezioni successive; partiti capaci di darsi una disciplina senza fratture. Il regime presidenziale non esige tanto: esso può funzionare con i francesi, i deputati e i partiti quali essi sono attualmente ... ». Lasciamo da parte ancora una volta la considerazione che toccando il tema della disciplina dei partiti e degli eletti il rapporto del « Club J ean Moulin » tocca finalmente il cuore della questione, e fermiamoci sull'ultima proposizione, che, cioè, con un regime presidenziale deputati e partiti possano restare quali sono adesso in Francia. Anche qui viene il dubbio che gli estensori del rapporto non abbiano ben meditato s11l concreto funzionamento delle istituzioni politiche statunitensi. È un fatto che l'attuale tipo di rapporti tra esecutivò e legislativo, al livello federale, negli Stati Uniti turba e preoccupa molto le classi dirigenti e gli studiosi di scienza politica. Anche nella grande repubblica nord-americana si è yerificato quel duplice e con- . traddittorio processo, cui si è accennato, del rafforzamento dell'esecutivo e del contemporaneo crescere delle pretese di intervento e di controllo da parte delle legislature. Negli ultimi quarant'anni vi sono state a tale proposito alterne vicende; ma in generale si può dire che tutte le volte che v'era un presidente debole o comunque persuaso che l'esecutivo dovesse agire il meno possibile (si pensi ad Harding, a Coolidge ed in parte allo stesso Eisenhower), il legislativo ha sempre tentato ed è spesso riuscito ad usurparne sostanzialmente le prerogative; che anche nel caso di presidenti forniti di una fortissima personalità e convinti della necessità di un ruolo fondamentale della presidenza, il legislativo ha tentato sempre di attribuirsi poteri che non gli spettavano, almeno in alcuni settori (si pensi, ad esempio, ai tentativi, talvolta riusciti, del Congresso di limitare la libertà d'azione in materia di politica estera di F. D. Roosevelt tra il 1934 ed il 1937); che ad ogni sessione del Congresso - e la tendenza si è vieppiù accentuata negli ultimi dieci anni - si presentano emendamenti alla costituzione volti a limitare le prerogative costituzionali del Presidente. Del resto, questo fenomeno è anteriore all'evoluzione degli ultimi quarant'anni, e il pericolo che le relazioni tra esecutivo e legislativo si sviluppassero in modo anomalo era stato avvertito dagli studiosi di scienza politica 20 Bibliotecaginobianco

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