Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

• Vittorio de Caprariis contrario, v'erano parecchie critiche che erano assai pertinenti e ben ragionate e persuasive, e innanzi tutto quella che i gruppi di sinistra democratica muovevano insierne ai gollisti: la critica, cioè, all'instabilità dell'esecutivo. Le crisi di governo non sono affatto· quella terribile e sciagurata malattia che molti conservatori paventano più di ogni altra cosa; e sono, anzi, una manifestazione fisiologica del regime parlamentare. Ma quando esse dive11tano troppo frequenti (e in Francia si giunse a dire che un gover110 durava il tempo necessario per risolvere un solo problema), e quando ad esse si aggiunge un'indebita interferenza del legislativo al punto cl1e l'esecutivo è, in pratica, privato di ogni potere e soprattutto del potere fondamentale per ridurre alla ragione una Camera dei deputati capricciosa, il potere di dissoluzione (e in Francia l'esecutivo ne era stato privato in concreto dalla disposizione che prevedeva lo scioglimento della Camera solo nel caso che due voti di sfiducia a maggioranza costituzionale si fossero susseguiti nel giro di quattordici mesi: la sola volta che si ebbe lo scioglimento, ciò accadde perché i deputati che votarono contro il governo Faure, e soprattutto i radicali seguaci di Mendès-France, sbagliarono i loro conti!); quando si verifica tutto ciò, le crisi diventano un fatto patologico ed il regime parlamentare degenera pericolosamente. La critica dell'instabilità dell'esecutivo sotto la Quarta Repubblica si rafforzava, poi, di un argomento che era, ed è, valido non solo per la Francia, ma per tutti i paesi democratici: il fattò che le responsabilità ed i doveri dello Stato nel secolo ventesimo non sono più quelli del secolo scorso, ma sono assai più importanti e più vasti, che non solo la sfera delle decisioni di un governo si è ampliata, ma sono mutate le decisioni stesse ed i tempi di esse, talché non è più concepibile un esecutivo debole, com'era quello previsto e prediletto dall'ideologia paleo-liberale, ma è necessario un esecutivo forte. Questa, lo ripeto, è un'esige11za che è valida per tutti i paesi democratici: come ho già avuto occasione di osservare altra volta, discu-- tendo di siffatti problemi su questa rivista, uno dei più inquietanti paradossi politici del nostro tempo co11siste nel fatto che l'allargamento delle basi democratiche dello Stato ha stimolato la volontà o la velleità dei parlamenti ad ~~ercitare non l'imperio, ma la tirannide; mentre l'evoluzione sociale, politica e tecnologica ha concentrato nelle mani dell'esecutivo una somma di poteri che sft1ggono o tendono a sfuggire al controllo dei parlan1enti o che danno a coloro che dovrebbero essere controllati la possibilità di controllare, a loro volta, i controllori. È una situazione gravissin1a e molto pericolosa, perché i due poteri tradizionali (esecutivo e legi~lativo) tendono ad inseguirsi su 16 .. Bibliotecaginobianco

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