Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

Giovanni Cervigni pagnato il convegno delle sei riviste laiche sulla politica di piano, tenuto al teatro Eliseo nell'autunno dello scorso anno. D'altra parte, anche l'intervento dell'economista più maturo di cui_ oggi disponga il n1ondo cattolico, e no11 solo il mondo cattolico, Pa-- squale Saraceno, è difficilmente incasellabile negli schemi del tradizionale pensiero economico cattolico, e della scuola neovolontaristica che di tale pensiero è la maggiore espressione. Il Prof. Sarace110, già nel convegno del 1961, aveva fornito la copertura economica alla scelta politica cl1e altri veniva proponendo in termini sociologici. Con questo non si vuol dire che Sarace110 abbia strumentalizzato la propria posizione teorica rispetto alle esigenze di una battaglia politica; è vero se mai il contrario, e cioè che è stata la DC che, nel corso della sua maturazione con1e partito di democrazia moderna, ha potuto accettare e far proprie quelle proposizioni di politica economica che Saraceno va elaborando dagli anni dell'immediato dopoguerra, lasciandosi alle spalle quelli che si ritenevano i testi classici della dottrina democristiana, da Toniolo a Sturzo. Si tratta peraltro di posizioni che non sono esclusive dello stesso Saraceno, e intorno alle quali si è, i11 questi ultimi tempi, determinato un consenso che si allarga a gran parte dello schieramento politico di centro-sinistra. Non a caso, peraltro, a Saraceno sono stati affidati compiti di grande responsabilità dal governo che di quello schieramento porta il non1e. Ciò spiega anche perché molto di quanto Saraceno ha detto quest'anno a S. Pellegrino fosse già noto, per lo meno nelle sue linee principali. Sin dallo scorso anno il relatore aveva indicato la politica di piano come la componente essenziale di una politica economica moder11a e identificato l'obbiettivo di tale politica nell'unificazione economica del paese. Questa volta si è trattato di « precisare meglio i conte11L1tidi una tale politica », prendendo le mosse dalla constatazione che l'Italia s'avvia a raggiu11gere una situazione di piena occupazione, che tale evento si verificl1erà verso la metà del prossimo decennio e cl1e entro questo periodo bisognerà superare il divario economico tra le due Italie, poiché u~teriori rinvii significherebbero « rendere impossibile l'eliminazione di tale divario ». Da tali impostazioni, acco1npagnate da una precisa, per quanto sintetica -analisi dei mutan1e11ti verificatisi o in corso nella struttura economica italiana, vengono fatti discendere gli obbiettivi della politica di piano, e cioè il mantenime11to dell'espansione del nostro sistema economico, la localizzazione nel St1d degli investimenti necessari al superamento dell'attuale squilibrio, il risanamento dell'agricoltura. La concreta possibilità di raggiu11gere tali _obbiettivi li qualifica, di per sé, 12 - Bibliotecaginobianco

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