Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

• Francesco Compagna scrivere non solo per i co1npetenti ma per i dilettanti, per coloro che desiderano letture amene »; e non li si vuole nemmeno esortare a muoversi « anch'essi nella sfera del rotocalco ». Qui l'ironia di Colamonico mi sembra forzata; e non solo perché a volte la « sfera del rotocalco » è più che rispettabile e molti nostri accademici potrebbero praticarla, se non altro per fini di divulgazione della cultura e per imparare a scrivere in modo più sciolto, a pensare in modo meno pedante, a informarsi e ad informare con t1n senso dell'attualità di cui forse non sempre sono provveduti come dovrebbero esserlo coloro che hanno commercio di idee con i giovani; non solo, dicevo, a causa della semplicistica e qualunquistica equiparazione fra rotocalco e dilettantismo, ma anche perché · io non mi sono mai sognato di dover esortare i geografi a fornire « letture amene » per i « dilettanti », ma mi chiedevo proprio se non fosse necessario per i geografi di preoccuparsi del modo di raggiungere meglio i « competenti »: solo che intendevo dire di altri « competenti », degli esperti, cioè, di discipline più o meno affini. E mi chiedevo pure se essi, i geografi, non debbano tener conto, quando è necessario o utile, degli apporti recati da altri « competenti ». Oltretutto, è una considerazione, quest'ultima, che vale più che mai per la geografia; della quale, infatti, si dice che, « per natura e quale che sia il suo oggetto », è una disciplina di studio che « implica il ricorso a discipline molto diverse, di modo che lo stesso campo di conoscenza si trova inevitabilmente rivendicato in pari tempo dal geografo e dagli specialisti di ciascuna delle discipline che partecipano alla sua elaborazione » (René Courtin et Pierre Maillet, Economie et Géographie, Pa1is, Dalloz, 1962, p. 4). Si può dire, naturalmente, che una considerazione del genere comporta anche il pericolo indicato da Colamor1ico, cl1e, cioè, l'avventurarsi nelle zone di confine induca a invasioni di campo tali da « snaturare » la ricerca specifica. Anche Le Lannou ha denunciato la tendenza di certi geografi ad « abbordare mille argomenti che conoscono male, onde non possono più evitare le giuste critiche degli specialisti ». Ma questo avviene per lo più nel campo della geografia fisica, per le questioni relative al regno vegetale, o per quelle relative al regno animale, onde le contestazioni mosse dai naturalisti, geologi, meteorologi, botanici, zoologi, oceanografi, ecc. nei confronti dei geografi (c'è stato perfino qualcuno, come Henri Gaussen, un naturalista francese, che ha sostenuto in proposito una tesi estrema, che, cioè, appunto perciò, la sola disciplina che appartiene in proprio ai geografi è la geografia umana, mentre la geografia fisica appartiene ai naturalisti: posizione-limite, che magari è opinabile per tanti aspetti e prescinde dai rapporti che pure esistono, anche se non come rapporti di causa ed effetto in senso 120 Bibliotecaginobianco

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