Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

• Giovanni Cervignì debole: sia perché tende a configurare come posizioni ormai raggiunte, come processi conchiusi o quasi conclusi, situazioni che sono ancora semplici punti di partenza (l'avvento, per esempio, d'una leva d_i managers di tipo tecnocratico a quella che Nenni definisce « la stanza dei bottoni » della struttura economica italiana), sia perché pecca d'astrattezza nel delineare u11a sorta di futura repubblica platonica nella quale spetterà ad una nuova cultura, sintesi di tecnocrazia ed umanesimo, la guida della società. Quando invece non si tratta di sostituire un ristretto ceto dirigente con un altro ceto non molto più ampio, quale quello costituito dalle nt1ove élites tecnocratiche che alla programmazione saranno preposte, ma, come hanno rilevato i sindacalisti, si tratta, al contrario, di allargare a settori sempre più ampi della società quelle facoltà di decisione finora attribuite a circoli ristretti. « È inutile ribadire» ha affermato Pastore « che nessuna pianificazione può essere opera e responsabilità esclusiva dei tecnici, sia pure sorretti ed integrati dalla burocrazia e dai politici ». In sostanza, la costruzione di Ardigò pecca per una i11sufficiente sensibilità politica, che risalta ancora più grave nella altezzosa liquidazione che egli fa delle ideologie e, in particolare, del liberalismo e del marxismo: delle due componenti fondamentali, cioè, della società moderna. A meno che, come spesso avviene nei dibattiti ideologici fra cattolici, specie di sinistra, tutto il discorso non debba essere interpretato ~< in cl1iave » e la frettolosa liquidazione delle ideologie e della loro funzione non sia meramente strumentale rispetto ad una azione politica. Vale a dire che si vuol così sgomberare il terreno dall'ostacolo più ingombrante alla collaborazione coi socialisti; e poiché questi ultimi non vogliono accedere all'abiura cl1e si chiede loro, s'aggira l'ostacolo svalutando il peso di tutte le ideologie, quella marxista compresa. Qualunque sia però l'interpretazione che a tale presa di posizione si voglia dare, ne rimane in piedi una sostanziale pericolosità, tanto dal generale punto di vista democratico, quanto da quello degli interessi stessi del partito democristiano. Partendo da essa è infatti possibile, come ha rilevato giu_stamente « Il Punto», avanzare tesi perniciose relativamente ai limiti di u11 problema che pure si pone nelle moderne democrazie: il rafforzamento dell'esecutivo. Allo stesso modo che una accettazione di non i1npegno ideologico finisce col mettere i democristiani a rimorchio delle ideologie altrui, che, ad onta dei processi sommari e delle liquidazioni spicciative, ci sono e sono ben vitali dal punto di vista politico ciò è accaduto già in passato, e costituisce una esauriente risposta al quesito che u11convegnista minore, Secco Suardo, si poneva: come mai un « pugno di intellettuali radicali » riuscisse ad 10 Bibliotecaginobianco

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