~a ricerca geografica e i problen1.i territoriali della politica di sviluppu vantaggio da un inoltramento nel campo che si « predilige » ), fatte valere nei confronti della geografia, come di qualsiasi altra disciplina di studio, possono provocarne l'isolamento e inducono comunque a disertare le zone di confine con le altre discipline di studio. Tali zone di co11fine, certo, sono quelle dove, per chi vi si avventura, può capitare più facilmente di mettere il piede in fallo; ma sono anche le zone cl1e, per chi le frequenta senza perdere il senso dell'equilibrio, consentono di conquistare nuovi orizzonti di studio, arricchendo il patrimonio della propria disciplina di apporti originali. Quando si disertano le zone di confine - e questo rilievo naturalmente non vale soltanto per i geografi fra coloro che professano l'una o l'altra delle discipline ufficiali consacrate dall'ordinamento accademico - capita poi anche di scrivere libri, magari importanti, ma che per lo piì1 non interessano i cultori di altre discipline. Affermavo, quindi, a conclusione delle mie osservazioni a proposito delle preoccupazioni espresse da Colamonico in forma di elogio per il libro di Barbieri, cl1e questo libro meritava l'elogio proprio perché, non tene11do conto di quelle preoccupazioni, rimaneva un buon libro di geografia, ma poteva interessare anche i non geografi, i cultori di altre discipline: « e so110 questi i libri che i geografi devono scrivere ». Ora, nel suo citato articolo, e proprio a proposito di questa inia proposizione conclusiva, Toscl1i ha scritto: « mi se11tirei portato a sottoscrivere - ma fino al punto che indicherò - le considerazioni di Francesco Compagna». Ha riportato poi largamente le mie « considerazioni >> e alla fine ha indicato il « punto » che non incontra più il suo consenso, ma suscita una sua riserva: perché, affermando che i geografi devono scrivere libri che interessino anche studiosi di altre discipline e lettori colti in genere, io, trasportato da un certo «entt1siasmo )> per la tesi che avevo avanzato, avrei sparato u11 « colpo fuori bersaglio ». Sono anche questi, infatti, a giudizio di Toschi, i libri che i geografi devono scrivere, ma non solo questi. Non posso negare che l'obiezione di Toscl1i sia fondata; e in questo senso vale senz'altro a provarlo la bibliografia delle opere scritte dallo stesso Toschi, una bibliografia molto ricca sia cl1e si considerino i titoli di opere che rimangono lontane, per così dire, dalle zo11e di confine con altre discipline, sia che si considerino i titoli delle opere che sono nate e cresciute nelle più impervie zone di confine con le altre discipline (e in particolare nella zona di confine fra geografia ed economia - problemi della localizzazione industriale, per esempio - e in quella, tanto importante, fra geografia ed urbanistica). Posso soltanto addurre, a parziale giustificazione del mio « colpo fuori bersaglio », l'argomento che in 117 Biblic;ltecaginobianco(
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