Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

• Francesco Compagna l'occasione (si veda il n. 68 di « Nord e Sud», agosto 1960), è una polemica che mi chiama direttamente in causa e mi fa ritenere _di essere in debito di qualche chiarimento. Altri impegni mi hanno finora impedito di tornare sulla questione, onde, anche da parte mia, un tardivo adempimento nei confronti di quel debito. Me ne scuso con i miei interlocutori e mi dichiaro comunque lieto di riprendere la discus- . s1one. Umberto Toschi, in un articolo pubblicato sul « Bollettino della Società Geografica Italiana» (1961, n_n. 9-10) e intitolato: A scanso di equivoci (in tema di geografia applicata), ha avanzato una prima obiezione nei confronti del rilievo che mi era capitato di fare a proposito della prefazione di Colamonico al volume di Barbieri. Colamonico aveva scritto in quella prefazione che la « maggiore difficoltà » risolta da Barbieri era stata quella di « mantenere la ricerca costantemente sul piano geografico »; perché « in simili indagini il compito più delicato per il geografo è quello di fissare anzitutto nettamente i limiti entro cui contenere il suo lavoro e di sapersi costantemente controllare per non sorpassarli: compito assai arduo per il geografo e soprattutto a causa del dupl~ce aspetto che la ricerca geo- - grafica presenta, il naturalistico e lo storico-economico, onde ogni studioso è tratto a trasferire più avanti che può nel campo che predilige i limiti della ricerca, illudendosi talvolta di avvantaggiarlo- e finendo con lo snaturarlo ». Da parte mia, di fronte a queste « preoccupazio,ni » (e parlando di « preoccupazioni » non volevo affatto esprimermi con ironia, come è sembrato a Colamonico), avevo rilevato che, se esse fossero sempre dominanti e vincolanti, « certi problemi presi in considerazione dai geografi - e che, se è bene studiarli da un punto di vista geografico, non possono essere impostati correttamente che quando si tiene conto anche_ di prospettive che non sono classificabili come geografiche in un senso diretto - potrebbero risultarne deformati, come riflessi in uno specchio da lunapark ». Alle preoccupazioni espresse da Colamonico contrapponevo, dunque, altre mie preoccupazioni; e precisavo che, a mio giudizio, specialmente per la geografia applicata, non ci si deve preoccupare di ciò che è geografico e di ciò che non lo è, perché si devono impostare problemi e indicare soluzioni che non possono certo sopportare il peso delle distinzioni tra i vari generi scientifici e culturali : preoccupazioni come quelle espresse da Colamonico (quale che ne sia il fondamento in generale, e i! valore di ammonimento contro il pericolo di lasciar « snaturare » la ricerca, nella « illusione » di trarre 116 Bibliotecaginobianco

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