Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

• Enzo Colino cipio avrà assicurato il pane del governo e le madri saranno ancora le furie pazienti della generazione ». Un provocatore, quindi, al qt1ale, per la sua particolare natura, non mancano i momenti di chiusura, ma per eccesso di passione che diventa contraddizione, conoscenza per errore. Proprio l'autore, che è lucido e impaziente nelle sue pagine, scrive: « Le domande impazienti di chi vorrebbe aver ragione in pochi anni di questa immutabile contemporaneità dei secoli sono persino ridicole » ...mentre invece le domande bisogna farle, in· fretta, per avere risposte immediate e affrettare i tempi. E tutto il materiale umano che Gatto incontra, e di cui s'è accennato qualche profilo, è poi interamente percorso - e depurato, s'è visto, da stimoli poetici non consolatori, rr1a autenticamente sofferti - dalla questione, proprio dall'alacrità intellettuale. L'autore stesso, contro certi momenti di abbandono, prende posizione: che cos'è infatti l'esercito di profeti, di n1issionari, di veri provocatori da inviare nel sud per fargli trovare « il suo spirito di rivolta, la sua cultura intensiva, la sua pura metafisica, il suo entusiasmo morale», se non il risvolto visionario, poetico, dei maestri elementari con i quali Salvemini sperava di risolvere taluni mali del Mezzogiorno? E ancora oltre: il furore patetico - quasi un richiamo alla grandezza - contro il piccolo borghese che non sa vibrate ai temi della sua terra ma se ne commuove magari scivolando nel qualunquismo è di nuovo il risvolto visionario, poetico, della lucidità con cui Salvatorelli indicò nella « media cultura» meridionale le radici del nazionalfascismo insediate nel vuoto di ideali democratici che proprio questa « media· cultura » non riuscì a colmare - per scetticismo e indifferenza e malcostume - cercando i contatti con la « grande cultura» della più schietta tradizione meridionalistica. C'è, però, una giustifica alle temporanee cecità, puntigliose, poco prima esemplificate e subito - s'è visto - riscattate: consiste nell'oscuro presentimento di una violazione dei valori tradizionali che pure sono alla base di ogni cultura, e attivi se trasferiti nel presente con adeguati e intelligenti innesti. (E non vi sarà potere demistificatorio quanto mai avvertito o serietà di studi scientifici a risarcire del tutto quel presentimento ...). Perciò non , mi pare proprio il caso di scovare impulsi retrivi in questi n1omenti, comuni del resto a tutti gli scrittori meridionali al di sopra di ogni nazionalità, da Verga a Faulkner. Si sa, è quel tanto di gelosa conservazio-ne - spesso ambigua e contraddittoria· - che affiora nell'intellettuale del sud il più progressista, ferito da furori, simboli e valori che sente in parte traditi o decaduti. Lo sguardo all'indietro è soltanto uno scandaglio per ritrovarsi, e ritrovare; né comporta l'avallo di intuizioni estetiche e di eredità romantiche alla Frobenius, ·ma se scaltrito e davvero aggiornato le respinge come sopravvivenze arcaiche. Quando. recupera motivi tradizionali, liberandoli dalle incrostazioni del tempo, Gatto vuol continuare un discorso, portare alla luce le interruzioni di un processo evolutivo che avviene fra tante dolo_rose difficoltà. Perciò il più aderente compendio al suo libro ·è la stupenda immagine di Napoli, 104 Bibliotecaginobianco

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