Enzo Colino l'America della signora Gaudino, Bartolo Longo, Verga, il dialetto, il cafone, il dandy napoletano, l'architettura di Napoli, la TV nel vicolo, i sepolcri: e tante altre schegge, messe a fuoco dall'accensione poetica che le scuote,. le rinnova e le compone - soffiate in una mobilità assolutamente fisica - nel vasto pannello animato. Conseguentemente, affiora da qtieste prose l'antica disposizione dell'autore a scrivere una lirica continua. No11 c'è intervallo, frattura: piuttosto il poeta torna all'assalto, pungolato dalla frizione con una realtà che sente bruciante, riproponendo a se stesso e al lettore quella « suggestione fisiologica » che fu tra i risultati migliori della sua opera fra il '30 e il '40. Un giro di frase, un attacco di capitolo rimandato a onde st1ccessive « le ipnosi melodiche » dei suoi versi più belli. E la novità: le « questioni meridionali » si allacciano in via diretta alla forn1azione del poeta soprattutto in certe pagine accarezzate dall'« idillio violentemente astratto e insieme entt1siasticamente autobiografico». Al contatto con il mondo delle origini, con la sua cultura, in filigrana ai problemi della sua terra, Gatto filtra attraverso la sua non contemplativa esperienz_a il più gran nodo storico dell'Italia contemporanea. Eccone le tracce. , Fra i tanti, c'è un motivo ricorrente: l'emigrazione; e Gatto - si sa -· è un emigrato dal sud. I suoi incontri riecheggiano questo ronzante pedale narrativo: non è ossessione privata, né angusto provincialismo, quando si constata che da ogni livello sociale mancano i pezzi sulla cui presenza dovrebbe essere giusto poter fare affidam~nto. Al loro posto le rimesse, · importa poco se in moneta estera o nazionale. È uno stillicidio alienante provocato dal bisogno duro, imperioso, con il quale è difficile, sul luogo, fare i conti troppo a lungo. Si fa presto a diventare deserto, terra desolata: se il negozio di valigie continuerà a prosperare, i paesi del sud diventeranno le squallide necropoli - magari industrializzate! - del boom economico. (Naturalmente, sarà interessante assistere agli sviluppi di questa autentica disperazione di Gatto - se ve ne saranno - a contatto con le nuove trasformazioni che stanno cambiando la faccia di alcuni centri meridionali). È abbastanza chiaro co1 munque che la sofferenza, l'indignazione non sono di natura soltanto intellettualistica o moralistica ... L'arco della storia ha scoccato la sua freccia, e lacera, ferisce. Lamenti no, ma l'uomo è inevi 4 tabilmente dimidiato. Un dramma: sentiamone la registrazione sul nastro del poeta: « Mi disse µna volta un operaio di Napoli, milanese da qualche anno: - Ora che lavoro e so quello cl1e devo fare, mi sento disoccupato. Con una parte di me, mi sto a guardare. Prilna credevo che mi toccasse pensare a tutto per cominciare. È una strana impressione, ma la vera nostalgia di tornare a Napoli è che a Napoli tutto è di~cile e c'è più merito». Così i contadini di Acerenza in Lucania. Le mani servono per dire addio, 1 il maestro della scuola locale vede partire tanti dei suoi ragazzi: « Considerando la media di trecento emigrati permanenti all'anno, si prevede che la città potrà rimanere spopolata in dieci anni: resteranno i vecchi e le donne». Certo, il sud è ricco di materiale umano e può esportarlo, i serbatoi 102 Bibliotecaginobianco
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