Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

Recensioni L'esaurimento della scuola nazional-libera]e e la scomparsa dei suoi massimi rappresentanti (Sybel muore nel 1885, Treitschke l'anno dopo) lasciava ora il posto ad una nuova e inquieta gener~zione di giovani storici. Essi erano cresciuti nello spirito della burocrazia bismarckiana e, mentre il concreto impegno politico si andava in loro affievolendo e deformando nei fantasmi nati dalla incapacità di porsi da un punto di vista razionalmente critico, essi si lanciavano lungo la via di un incontrollato ed aggressivo idealismo storiografico per recuperare una illusoria unità morale nazionale. Negli ultimi anni, il Sybel già intravedeva in che senso si sarebbe decomposta la tradizione storiografica cl1e a· lui faceva capo. « Una disciplina scientifica che avesse carattere di corporazione, come negli ultimi tempi si andò sempre più sviluppando, era per lui un orrore - scrive Meinecke nel Necrologio del Sybel sulla· Historische Zeitschrift - ed egli rideva dei manuali di metodologia storica ... Ma innanzitutto egli lamentava la scomparsa del legame fra politica e storia». Meinecke così conclude quello scritto: « Noi che riteniamo che la concezione idealistica del mondo e l'intenso senso dello Stato delle passate generazioni non hanno in alcun modo cessato la vita, vogliamo attendere con fedeltà alla loro eredità, senza bisogno di lasciarla irrigidire, alla maniera degli epigoni, in dogmi irremovibili. Già batte l'ora in cui un nuovo fresco vento soffia nella vela, in cui noi... possiamo uscir fuori di nt1ovo dal silenzio della vita dei dotti per mostrare alla nazione che il nostro assiduo lavoro non è rimasto infruttuoso per i compiti del presente ». Era un programma, elaborato nello spirito del movimento naumanniano, che rimarrà uguale durante gli anni che precedettero la guerra che all'inizio sembrò darne una entusiasmante conferma (quella « guerra - come egli scriveva nella prefazione alla terza edizione di Cosmopolitismo e Stato nazionale - che farà di noi definitivamente un popolo universale»). E anche se egli, nel '18, nella prefazione alla quinta edizione, scrisse: « I problemi che io ho trattato dai punti di vista possibili e raggiungibili avanti l'agosto '14, esigono ora soluzioni pratiche imprevedute»; aggiunse pure che « i concetti fondamentali di esso... conserveranno la loro validità anche nei tempi nuovi. .. ». E nel '37, nella prefazione alle Origini dello storicismo potrà ancora ricollegarsi idealmente, attraverso la / dea della Ragion di Stato a Cosmopolitismo e Stato nazionale. Anche concettualmente l'ideale etico-politico e storiografico di Meinecke si andò elaborando già negli anni precedenti la fine del secolo; esso, trovò nella polemica avt1ta da Meinecke, nel 1896 con il Lamprecht, sulla Historische Zeitschrift, quella formulazione che giustamente Hofer ritiene definitiva e che contiene già tutti gli elementi, rimasti poi immutati, del suo Historismus. I presupposti teoretici Meinecke li trovò, ed era inevitabile che così accadesse, nella tra~izione storica romantica e conservatrice che faceva capo a Droysen e a Ranke (sarà soprattt1tto Ranke il « duca» che lo condurrà per mano, specie dopo la prima guerra mondiale, sulla via nach Oben della filosofia della storia). La polemica è nota; ma ad illuminarne il significato vale la pena di ricordare un giudizio straordinariamente lucido 99 Bibliotecaginobianco

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