Nord e Sud - anno IX - n. 35 - novembre 1962

• Alfredo l'apone cui storia, burocrazia statale e politica erano legate a fil doppio. La vita scientifica ed universitaria tedesca era, ad esempio, controllata in quegli anni dall'onnipotente ministro del culto prussiano Althoff (che aveva fra l'altro rapporti diretti col Kaiser) il quale, inviato a Berlino nel 1882 con l'incarico di attuare la riforma delle università, vi rimase fino al 1907. Vero deus ex machina dell'istruzione superiore tedesca, egli controllava l'attività e le carriere dei professori universitari con dei propri delegati che riferivano sulle loro capacità scientifiche, ma soprattutto sulle loro inclinazioni politiche. Ed è indicativo di quel clima il racconto che Meinecke fa, in Erlebtes, dello scandalo Lehmann, dell'ostracismo decretato da quella ligia corporazione contro l'ex Geheimer Straatsarchivar divenuto 1 un eterodosso del catechismo borussico. Pur simpatizzando segretamente con i ribelli, Meinecke è incapace di schierarsi dalla loro parte, né cerIO la sua ideologia politica ve lo spinge; ed in fondo è d'accordo con Treitscke che rompe ogni rapporto con Lehmann, e col Koser, che gli toglierà addirittura il saluto. E proprio rivolgendosi a M~inecke, nel 1894, Hans Delbriick, che col Lehmann e con Max Lenz, rappresentava la corrente della storiografia eterodossa, esclamò una volta: « Voi siete tutti troppo _b_uoni prussiani! ». La questione era sostanzialmente politica e Meinecke stesso lo riconobbe esplicitamente molti anni dopo, quando ricordando l'episodio Lehmann, dirà: « Si, questo problema del borussismo che procedeva insieme a tanti grossi problemi della vita negli anni intorno al 1890 doveva diventare per tutti noi, senza che noi già allora lo pensassimo, la pietra di paragone della nostra . ' futura volontà». Ma verso il 1895 in Meinecke maturò un distacco, una Oppositionsstimrnung verso l'angusto mondo della sua prima gioventù e verso la corporazione degli storici e degli archivisti. Ciò avvenne - come è noto - grazie alla sua adesione al più moderato movimento nazional-sociale del Naumann, che si spingeva fino ad auspicare una nuova alleanza dei partiti, socialdemocrazia compresa ( von Basser1nann bis Bebel), contro il blocco conservatore e clericale. Si trattava di una democrazia « alla tedesca », di una « demo-monarchia » - come è stato detto - nata da un movimento evangelico sociale originariamente conservatore, e rimasto accentuatamente idealistica: at1spicava la risoluzione della questione sociale non solo nell'ambito dei rapporti economici, ma soprattutto nell'ambito di una rinnovata unità morale del popolo tedesco che si sarebbe poi dovuta dilatare ed espandere nel centro della medio-Europa. A questa versione moderata e colta del pangermanismo Meinecke aderì entusiasticamente; collaborò a Hilfe, l'organo del movimento naumanniano, e a quel programma politico rimase fedele, finché fu possibile, mentre le premesse teoriche del movimento entra• rono a far parte intimamente del suo ideale etico storico. A Meinecke sembrava così di superare, anche sul piano storiografico, i confini della concezione tradizionale, realistica e politica, di stretta osservanza bismarckiana, abbracciando la nuova ideologia del Naumann che era in realtà l'erede di quella, un suo aggiornamento nel clima attivistico dell'imperialismo guglielmino. 98 Bibliotecaginobianco

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