Lettere al Direttore « Il Giorno» del 27 Novembre 1961, ciò che scrivono sul Mercato ortofrutticolo di Corso Novara a Napoli. È necessario ottenere dalle Autorità di dare aJ popolo più istruzione, più educazione, più scuole di ogni tipo, e sopratutto quelle professionali, nonché più lavoro ai nostri concittadini che ne hanno tanto bisogno. Secondo noi, pure essendo semi-analfabeti, pensiamo che per creare quel migliore domani, occorrono uomini di avanguardia, come Lei e i Suoi giovani colleghi, capaci di precedere gli altri sulla strada del progresso. Ripetiamo che noi non vogliamo accendere polemiche, desideriamo soltanto esprimere ciò che pensiamo in base alla nostra esperienza, per il bene della nostra Città e di tutti i nostri concittadini. Con i migliori auguri di buon lavoro Milano, marzo 1962· per un gruppo di operai napoletani che vivono da molti anni nel Nord. LUIGI GALLO Via A. Lazzati, 6 - Milano · Così viva, immediata, autentica è giunta in redazione la voce di questi « operai napoletani che vivono da molti anni nel Nord», che pensammo, alle prime, di pubblicare la lettera senza nessun commento. Anche se noi non possiamo condividere la solita idea che certi films non si dovrebbero fare, perché fanno « odiare i napoletani e i siciliani in tutto il mondo» (e ci meraviglia che l'abbiano ancora avanzata questi nostri amici che pur si dimostrano così attenti e avvertiti di certe piaghe del Mezzogiorno e richiamano esplicitamente la nostra attenzione in questa stessa lettera · su quanto alcuni giornali scrivono sul mercato ortofrutticolo di. corso Novara a Napoli; come se non fossero proprio queste realtà ad aver ispirato Franco Rosi per i suoi films); anche se qualche generalizzazione fa torto a più di qualcuno (basti ricordare Franco Sportelli, ottimo attore dialettale nella « Scarpettiana » e questo inverno non meno bravo attore in lingua al Piccolo Teatro della Città di Milano; e chissà quanti altri nomi potremmo fare), ci sembra doveroso sottolineare la richiesta più perentoriamente avanzata nella lettera: la rinuncia all'uso di espressioni dialettali da parte di giornalisti e scrittori napoletani e l'abbandono del dialetto almeno da parte delle giovani generazioni, onde si richiede esplicitamente una più attenta sorveglianza e un più efficace intervento della scuola di ogni ordine e grado. Ci sembra, questo, il modo· più immediato e concreto di manifestare la propria giusta insofferenza per tutto ciò che continua a sequestrare Napoli con i napoletani dalla più ampia comunità nazionale, a distinguerla, isolandola in un folklorismo al quale si pretende assegnare una certa aria corposa di nobiltà, presumendo che così si possa mettere la maschera a realtà assai 95 BibJio -ecaginobianco
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