Nord e Sud - anno IX - n. 29 - maggio 1962

LETTERE AL DIRETTORE Napoletani a Milano Signor Direttore, sulla « Domenica del Corriere», n. 9, 4 marzo, una signora milanese si lamentava perché alle commedie di Eduardo De Filippo, recitate in stretto dialetto napoletano, non si capisce nulla; e pregava la TV di far trasmettere le commedie napoletane in lingua italiana. · Ora, sempre sulla «Domenica», n. 12, 25 marzo, un nostro concittadino ribadisce che tutto il mondo conosce il dialetto napoletano o dovrebbe co,mprenderlo. (Ci sembra che pretenda un po' troppo). Più sotto, però, una signora torinese dice che alla TV si deve parlare solo in italiano. Noi, pur essendo semi-analfabeti, siamo del parere della signora torinese. Non intendiamo, per carità, fare pole1nica con nessuno, ma, è un fatto che tutti gli italiani del Centro-Nord reclamano, e danno segni di insofferenza per noi meridionali, anche perché i nostri più illustri scrittori e giornalisti, quando scrivono articoli sui giornali in terza pagina, scrivono sempre qualcosa in dialetto napoletano (come potrà vedere dai giornali che mandiamo a parte), mentre gli scrittori e giornalisti settentrionali, scrivono sempre in perfetto italiano, (come si può rilevare dai pochi giornali - « Corriere della Sera » - che mandiamo a parte; ma ne potremmo mandare centinaia sullo stesso genere). Come Lei noi vorremmo vedere più ricca di industrie e commerci la nostra Napoli, con molte scuole professionali ove il popolo napoletano potrebbe imparare un mestiere per poi trovare un lavoro a Napoli e non emigrare; e perciò ci rivolgiamo proprio a Lei: non potrebbe pregare quei nostri illustri scrittori e giornalisti come Marotta, Compagnone, Cangiullo ecc. di scrivere sempre in lingua italiana e non impiegare mai parole dialettali, come fanno gli scrittori italiani che scrivono nelle terze pagine di tutti i giornali del Centro-Nord? Noi pensiamo che se tutti gli scrittori, giornalisti, e tutti i napoletani, scrivessero e parlassero sempre in lingua italiana, la nostra Città, non sarebbe considerata da tutti gli italiani e da tutto il mondo soltanto come una città depressa, sporca, con la biancheria appesa ecc. ecc. (Vedere sul «Corriere d'Informazione» del 20-21 novembre 1961 - che mandiamo a parte - « Renan e l'Italia»). Napoli, insomma, ·ci guadagnerebbe molto in dignità. Si pensi un po' al regista Francesco Rosi, che con i suoi film « La sfida», « I Magliari » e « Il bandito Giuliano » fa odiare i napoletani e i siciliani in tutto il mondo. Ci vorranno a dir poco cento anni prima che il mondo dimentichi che a Napoli c'è la camorra e in Sicilia la mafia. 93 Bibliotecaginobianco

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