Nord e Sud - anno IX - n. 29 - maggio 1962

• Mirella Galdenzi Sotto l'impegno narrativo dello scrittore, ci sono delle intuizioni di fondo essenziali: quel cercare, nel protagonista, di dare ordine alla pro•pria vita col continuo richiamo al passato, al presente, all'ambiente in cui si è vissuti, alle scelte compiute, alla realtà sociale che gli vive intorno è il segno di un metodo, che tenta di stabilire una sintesi nella realtà, che tenta di giungere ad un'interpretazione della condizione umana, sfuggente, dissolventesi in un continuo gioco di specchi, nella frammentazione della coscienza individuale. Quando il protagonista si chiede se è possibile conciliare la propria libertà con i condizionamenti che la realtà impone, e se è possibile trovare un punto d'accordo fra quest'intima esigenza libertaria e la propria azione quotidiana, Onofri, in sostanza, fa sua quella che è, in larga misura, una lacerazione della coscienza contemporanea, divisa fra un atteggiamento analitico proprio delle democrazie liberali nei confronti della realtà sociale, e il massiccio tentativo di sintesi, che rischia di risolversi, all'interno delle società socialiste, nel dimenticare i fini a favore dei mezzi. La posizione dell'intellettuale nella cultura contemporanea è quindi quella di assumersi il compito di denunciare l'esistenza di questa contraddizione, non solo, ma anche di cercarne una soluzione nella sola direzione possibile: assumendo una posizione di responsabilità, come presenza e intervento costante nei riguardi dei problemi e delle scelte concrete che gli vengono offerte. Prima condizione perché questa responsabilità possa essere esercitata è, mi sembra, per Onofri, lo svincolamento da qualsiasi tipo di giudizio settario. È facile perciò capire come la sua vocazione di scrittore venga ad essere sopraffatta dall'atteggiamento del moralista: un moralista, si badi bene, in senso assolutamente moderno, nella misura in cui la sua critica si rivolge al mito, in qualsiasi linea ideologica si venga creando, anche se il rischio di questa posizione è l'isolamento. Resta sempre da vedere, anche per quanto riguarda la tecnica del romanzo, se, quando, per un'esigenza di chiarezza, si sia deliberatamente accettata una certa sordità poetica, non sia poi rischioso allontanare i problemi, come Onofri fa, in un'atmosfera metafisica; se non si finisca così col far perdere loro quella carica dialettica, che nasce dal verificare costantemente le realtà che si affermano. MIRELLA GALDENZI 92 Bibliotecaginobianco ...

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