Recensioni Il discorso sembra generalizzarsi alla barbarie travolgente e ai « miti assurdi» di un'epoca - la nostra - nell'analizzare la quale lo scrittore ha sempre tenuto in serbo (e qui ce ne viene offerta una riprova eloquente), quale termine df paragone, certe atmosfere semplici e terse intraviste forse nell'infanzia, in una crepuscolare provincia. Come quando, al centro dello spettacolo oppressivo e squallidamente contemporaneo offerto dal lido di Ostia sotto la canicola, brulicante di duecentocinquantamila persone ( « c'erano moltissimi giovani, ma anche do·nne e uomini assai vecchi, ventruti » ), gli viene fatto di isolarsi a pensare « a certe chiese di paese, le domeniche estive, e all'ombra dei loro sagrati, cui fanno corona gli alberi, e al riso delle giovinette, i crocchi delle giovinette, quando escono dalla Messa solenne, vestite d'azzurro» (p. 158). Le concomitanze sono evidenti, che si parli di Venezia, di Grosseto, di Roma o di Portoferraio. La Toscana c'è sempre, in un angolo, come un paesaggio portatile; « delusa » com'è deluso e malinconico quasi sempre Laurenzi, per l'amara indignazione con cui assiste al passaggio del tempo. NELLO AJELLO Un moralista moderno L'ultimo romanzo di Fabrizio Onofri: Roma, 31 dicembre (Torino - Einaudi 1961) nasce, in larga misura, da un'esperienza autobiografica. Certo la tentazione di interpretarne i motivi sulla base d'un « caso Onofri » (è uscito dal P.C.I. nel '56 dopo la polemica ideologica seguita ai fatti di Ungheria) è una tentazione estremamente seducente, nella misura in cui sono rintracciabili, all'interno del romanzo, alcune delle ragioni che allontanarono lo scrittore dalla politica n1ilitante. Ma il libro non è solo questo, è piuttosto la conclusione di un lungo cammino, che conduce uno scrittore della sua particolare formazione culturale alla narrativa, come ad uno degli strumenti che possono penetrare il senso di un'epoca. In questa direzione lo scrittore tenta l'esperimento del romanzo-saggio, movendo dalla inquietudine e dal disagio che nascono quando si tenti di conciliare le · proprie generose aspirazioni ad un rinnovamento sociale e politico, col senso di vuoto incolmabile, che rimane ossessivo nei rapporti con gli uo·mini del proprio tempo. Romanzo di «testimonianza», dunque, e da questo punto di vista incon- . testabilmente onesto: il racconto è perciò tessuto su questo minuzioso lavoro di ricostruzione dell~ storia interna d'una generazione, tentata a tutti i livelli, attraverso una molteplicità di temi di vasto respiro, politici, di costume, etici, che dovrebbero convergere in un'esperienza letteraria. Rimane comunque da stabilire in che misura l'ambizione a realizzare il quadro di costume attraverso la duplice esperienza interna ed esterna dello scrittore sia un'ambizione soddisfatta. 87 Bibliotecaginobianco •
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