Recensioni tazione che si ha riguardo a molte altre città d'Italia, a cominciare da Roma, nelle quali il fascismo, che si appellava ali'« onore» e si diceva « repubblicano», si manifestò nelle peggiori espressioni della delinquenza, della umana degenerazione. Ancl1e la presente indagine storica sulla Resistenza deve necessariamente venire a risultare insieme una storia, o, se vuolsi, una cronaca dell'anti-Italia del fascismo, di quella negazione della patria e dell'umanità che si contrappose al mondo della Resistenza e cercò con tutti i mezzi, e propriamente solo col crimine, di impeclire, o almeno di ritardare la Liberazione. La storia della lotta degli uomini liberi per ridare al paese un regime di democrazia si unisce naturalmente con la storia delle gesta di quei fascisti che avevano rinnegato la qualità di cittadini italiani mettendosi al servizio dei nazisti, ed avevano fatto dimissione della condizione umana abbassandosi a compiere azioni indegne dell'umana natura. Una particolareggiata narrazione é dedicata ad un episodio che costituisce una delle pagine più tristi di quel tempo: quello relativo a Giovanni Gentile. Tristissima pagina per il fatto che l'Italia viene a trovare compromesso con quella che deve essere detta la città littoria del fratricidio un uomo come Giovanni Gentile, il quale, nonostante i gravi suoi precedenti di servizi resi al regime fascista, non meritava la fine che fece, nel collaborazionismo, nonché tristissima altresì per il fatto che l'errore imperdonabile del vecchio filosofo siciliano si doveva concludere nella morte violenta, il 15 aprile 1944, nella Firenze insanguinata dai criminali coi quali si era messo il Gentile. Carlo Francovich dimostra che realmente Giovanni Gentile si adoperava per evitare o ridurre vendette e rappresaglie, e questo certamente giova alla memoria di quella sventurata canizie di filosofo, il quale pure aveva celebrato la « logica del manganello». Tuttavia é giocoforza osservare che il fatto stesso serve a ribadire la prova della assurdità della posizione di lui dopo 1'8 settembre 1943, perché non può riuscire a spiegare come potesse quell'uo·mo affiancarsi ad un regime, dipendente dallo straniero, nel quale si praticavano quelle mostruosità, come potesse egli perseverare nella sua condotta dopo avere constatato de visu quali cose atroci si compivano nel nome di quel fascismo che egli si ostinava a servire 110n senza avere tentato di prendere contatti col governo del re che aveva finalmente deposto Mussolini. « Penso che le nuove generazioni debbano essere grate all'Autore di avere scritto per loro un'opera che offre, attraverso la ricerca della verità, il modo di giudicare e di riflettere su quel passato affinché esso serva al loro avvenire. Come per il loro avvenire hanno tanto sofferto, lottato e sperato coloro, che son tanti, che per avere obbedito alla voce della coscienza non hanno vissuto né la libertà né la pace»: conclude la introduzione Enzo Enriques Agnoletti, che tanti compagni e una sorella ebbe a veder cadere nella lotta di Liberazione. E ci sembra che non si possa con parole più adatte concludere la presente notizia su di un libro tanto pregevole, che rende un servizio inestimabile alla storia della lotta del popolo italiano per la riconquista della libertà, per la nuova vita dell'Italia. Otto appendici di documenti e l'elenco delle medaglie d'oro della lotta di 81 Bibli tecaginobianco '
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