RECENSIONI Le delusioni della libertà Nell'introduzione de Le delusioni della libertà, uscito quasi un anno • fa, l'autore, Paolo Vita-Finzi, scriveva che, se il libro avesse destato interesse, avrebbe potuto essere seguito da un secondo volume sullo stesso argomento. Sembra ora che il Vita-Finzi mantenga la pron1essa, apprestandosi a pubblicare una riedizione accresciuta del primo testo (e magari quando uscirà questa nota il nuovo libro sarà già in libreria). Questa notizia ci ha invogliato a riprendere in mano Le delusioni della libertà, per giudicarne - dopo che ha avuto menzioni e recensioni positive, anche autorevoli - l'importanza e i pregi e tornare soprattutto a riflettere su quei problemi, problemi storici e storiografici, politici e culturali, che esso può sollevare. Il Vita-Finzi, diplomatico di carriera, autore di corrispondenze di viaggio e di brevi saggi politici, era più noto per le sue imitazioni e parodie letterarie, racolte in una Antologia Apocrifa, di cui è uscita poche settimane or sono una nuova edizione. · Il testo di cui si parla invece (Paolo Vita-Finzi - Le delusioni della libertà, Vallecchi, 1961 pgg. 286, L. 2.200) è una galleria di ritratti di uomini politici e di cultura, di letterati e di studiosi del primo ventennio del secolo, una raccolta di brevi saggi ricchi di citazioni, di acute annotazioni, di richiami impensati e originali, dove si vuol mostrare « quanto prepotente fosse l'impulso che all'alba di questo secolo e in piena efflorescenza del sistema parlamentare spingeva scrittori e uomini politici, anche se di formazione liberale e democratica, a vagheggiare - senza quasi se n'accorgessero - soluzioni drastiche e dittatoriali». Il Vita-Finzi, che è sicuramente uomo di varie e attente letture, ma di formazione più letteraria che storica, non,ha inteso certo fare opera di storia fornita di crismi scientifici, ma solo offrire a se stesso e ai suoi lettori, in forma diremo antologica (e basti pensare che si tratta di una serie di articoli apparsi su Il Mondo e qui raccolti e ordinati, ma che mantengono il taglio e il carattere giornalistico), l'occasione di riflettere su di un fenomeno che appare singolare e grave. Con stile elegante e ricercato e con una buona dose di ironico distacco, si invita a meglio studiare e cercar di comprendere come in un'epoca di solido equilibrio economico e di generale stabilità delle istituzioni liberaldemocratiche gruppi di intellettuali abbiano preso a sostenere la necessità di soluzioni di forza, a criticare fin nelle sue fondamenta il sistema parlamentare, a abbracciare tesi attivistiche e addirittura razzistiche. E il Vita-Finzi sottolinea che non si tratta di teorici reazionari, ma di « spiriti liberi » che pur fornirono con le loro polemiche pezze d'appoggio notevoli alle smanie belliciste soddisfatte nella 73 Bibli9tecaginobianco
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