Nord e Sud - anno IX - n. 29 - maggio 1962

Antonio Ghirelli nologia straniera che è tolta di peso dal vocabolario di discipline sportive importate in Italia da inglesi, svizzeri, belgi, francesi, austriaci, ungheresi. Poiché, tuttavia, tra i pionieri non mancano cronisti di grande classe e poiché i tempi evolvono, la pratica di taluni sport si diffonde, l'organizzazione delle competizioni si perfeziona, cresce a dismisura l'interesse popolare per questo tipo di attività - per tutte queste ragioni nel primo dopoguerra matura una nuova generazione di giornalisti sportivi che in parte appare legata agli schemi iniziali e in parte li supera. Resta forte così la presenza del cron.ismo epico, alla Emilio Colombo, che trova in Emilio De Martino il suo più gagliardo continuatore, nel rispetto di una fioritissima tradizione retorica, esasperata dallo sciovinismo fascista ed esaltata dai successi che gli atleti italiani (gli « azzurri ») cominciano a « mietere » in tutti i campi a livello mondiale; ma contemporaneamente altri modi stilistici si delineano, secondo l'estro dei singoli e i mutati gusti del lettore. Bruno Roghi, per esempio, porta nei suoi resoco11ti l'eleganza di una formazione culturale complessa, fatta di buone letture e di un diploma in armonia e contrappunto; Pietro Petroselli, ex-procuratore pugilistico, giramondo, cacciatore e pescatore di vaglia, illumina le sue cronache di un'ironia cosmopolita; Renato Tassinari, Ennio Viero, Beppe Pegolotti, Felice Scandone, Renato Casalbore, Nino Nutrizio trasferiscono nel settore la mentalità spregiudicata e la stringatezza formale del giornalista già collaudato in campi più ardui; Leone Boccali inquadra i fatti agonistici con un metodo che è nuovo per il settore, il metodo statistico, l'accurata indagine tra i numeri e le norme regolamentari; Bruno Slawitz e Cesare Mariani danno prove di un umorismo bonario che piace ai tifosi; Ciro Verratti rappresenta l'esempio più clamoroso di un bravo atleta passato con successo al giornalismo militante; Carlo Bergoglio (Carlin) e Vittorio Pozzo, quest'ultimo com-- missario della « nazionale » di calcio, irrobustiscono la polemica con il rigore della loro ·prosa pedemontana, fatta di concisa chiarezza e di una schietta, quasi ruvida moralità, che nei momenti più distesi conferisce a quella prosa una classicità manzoniana; Giuseppe Ambrosini analizza corse ed atleti con una accuratezza scientifica assolutamente inconsueta; Orio Vergani onora di tanto in tanto le cronache sportive con i suoi divertenti taccuini di corsa in cui, finalmente, l'osservazione del fatto agonistico si dilata alla descrizio·ne - sia pure superficiale e mondana - dell'uomo e dell'ambieI_1te in cui egli è chiamato a produrre il suo sforzo. La caduta del fascismo coincide, ovviamente, con l'incanutimento 60 Bibliotecaginobianco

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