Nord e Sud - anno IX - n. 29 - maggio 1962

Il giornalismo sportivo III All'imprevedibile « boom » del secondo dopoguerra, gli organizzatori di spettacoli sportivi rispondono con tutta l'energia - fantasiosa ma caotica - di cui darà prova il neo-capitalismo italiano in campi ben più impegnativi: in particolare il Calcio marcia, attraverso sussulti e ripensamenti, verso una forma di professionismo piuttosto rigoroso, anche se inquinato da infiltrazioni politiche e da residui di ambiguo mecenatismo; il Ciclismo carica per anni tutti i problemi sulle spalle del povero Coppi e della sua rivalità con Bartali e Magni, sfiora quindi il fallimento, si salva finalmente (almeno in via provvisoria) con lo stratagemma degli abbinamenti pubblicitari. Sostenuto da una struttura industriale più solida e dalla tradizione dell'editoria italiana, il giornalismo reagisce meglio alla novità: moltiplica i propri strumenti, affina il proprio linguaggio, recluta nuovi quadri dovunque possa trovarli (nelle redazioni politiche, in cronaca, perfir;to tra i letterati); compie insomma una piccola rivoluzione, la quale merita un'analisi accurata, nonostante i suoi indiscutibili limiti di forma e di sostanza, come uno degli aspetti più singolari ed originali della nostra trasformazione in paese moderno. Sarà opportuno, tuttavia, sfatare in via preliminare un pregiudizio che è piuttosto diffuso, almeno 11ell'ambiente. Se molto è mutato dal 1945 in poi nelle rubriche e nelle redazioni sportive, questi progressi non sono caduti dal cielo né sono esattamente valutabili a prescindere dal passato. La tecnica non procede per salti. C'è in realtà un discorso coerente che il nostro giornalismo sportivo sta conducendo pressappoco da cinquant'anni e che, attraverso polemiche spesso violentissime ed esperienze talora impegnative al di là dell'immaginabile, è giunto a maturazione in armonia con lo spirito dei tempi. Inizialmente, poco prima della guerra del Piave, i pionieri delle cronache agonistiche - i Castamagna, i Colombo, i Fanti, i Corradini, gli Argento e così via - hanno l'ardimento di affacciarsi alle redazioni dei giornali e perfino di impostare, accanto ai primi settimanali, un quotidiano interamente dedicato allo sport, la « rosea », che è l'antesignana del genere. Molto spesso questi benemeriti provengono dalle file degli atleti militanti o continuano addirittura a praticare lo sport preferito, si capisce sul piano dilettantistico, mentre ne danno notizia sui giornali. Non si pongono neppure un problema di stile, mirano all'essenziale, cioè a superare i preconcetti dei benpensanti contro una attività che ancora la grande maggioranza degli italiani considera stravagante ed insulsa; e nei resoconti striminziti, ridondano di una termi59 Bibliotecaginobianco

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