Nord e Sud - anno IX - n. 29 - maggio 1962

Il giornalismo sportivo nella proporzione Nord-Centro Sud, la quale non segue affatto la curya della diversa distribuzione di reddito, ma tende piuttosto a favorire il Centro-Sud, si capisce in termini relativi, sia per quanto riguarda gli spettatori di avvenimenti sportivi, sia per quanto concerne i lettori dei giornali specializzati. Al Nord si avvertono i primi sintomi di una saturazione del mercato che al di sotto di Firenze è ancora al di là da venire, mentre in alcune regioni come la Sardegna, il Molise e la Lucania siamo tuttora alla fase embrionale. II Taluni osservatori spiegano l'incremento nelle vendite dei giornali sportivi con l'interesse tecnico che sarebbe suscitato anche nei profani dalla partecipazione al concorso pronostici del Totocalcio. Il nesso tra i due termini, tuttavia, non è affatto provato, non almeno, in via diretta; tanto è vero che i quattro quotidiani specializzati riservano alle notizie del Totocalcio uno spazio relativamente esiguo, specie in confronto con le amplificazioni della stampa politica. In realtà, il fenomeno non si può intendere in tutti i molteplici aspetti se non viene inserito nel contesto della società italiana e dei suoi sviluppi nel secondo dopoguerra. La debolezza del movimento agonistico (un tema che esula sostanzialmente dal nostro assunto) è la risultante di una inerzia tradizionale delle nostre classi dirigenti nel settore dell'educa~ione giovanile, combinata con insufficienze struttur~li di impianti, di scuole e di istruttori, con un'avversione ancestrale (di origine cattolico-umanistica) alla cultura fisica e con la precoce occupazione della manodopera giovanile. Per converso, una forte spinta psicologica ha avvicinato allo spettacolo sportivo masse sempre più folte di appassionati - e questo è argomento di cui non sapremmo sbrigarci in poche parole, anche perché abbraccia almeno gli ultimi trent'anni della nostra storia nazionale. Non v'è ·dubbio che il motivo fondamentale di successo degli spet ... tacoli sportivi consista nel fascino che promana da essi, è insomma una conseguenza intrinseca della loro bellezza e coordinazione, soprattutto della loro profonda rispondenza alle esigenze della civiltà di massa. Si ricordi, in proposito, q~anto scriveva nella sua Storia del Teatro drammatico Silvio d'Amico riferendosi a quella che egli definiva la « voga » degli spettacoli all'àperto nel periodo compreso fra le due guerre mondiali. « Si convocano novamente le folle, borghesi e popolari; - osservava l'acuto critico romano - si tenta di dare a questi ritrovi carattere di pellegrinaggio se non proprio di mistica solennità. Il pratico successo di tali iniziative, fiorenti ormai in tutti i paesi d'Europa nessuno 57 Bibliotecaginobianco •

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