Ernesto Mazzetti garantite dallo Stato, per l'ammontare di cento miliardi. Tre quarti della spesa di ammortamento (sia per capitale che per interessi) verranno soste- . nuti dallo Stato. Oltre a questi cento miliardi di obbligazioni - che il Comune dovrà emettere nello spazio di sei anni - viene concesso a Napoli un ulteriore contributo di tre miliardi, destinato esclusivamente all'edilizia popolare. Sorvolando sul particolare che non sono stati ancora stabiliti i tempi e le modalità per l'emissione delle obbligazioni - operazione che pur presenta qualche difficoltà - enunciamo subito il problema che la città deve affrontare: come spendere i cento miliardi. Il Commissario Straordinario nella lettera prima menzionata non aveva indicato una scala di priorità, ma elencati dei problemi. In primo luogo quello dell'attrezzatura delle zone di espansione edilizia previste dal Piano Regolatore, zone che la lettera specificava dover essere fornite di strade, fogne, condutture idriche, luce, chiese parrocchiali ed edifici sociali, « allo scopo di dare ùnmediato lavoro all'industria edilizia e di creare l'indispensabile presupposto per un armonioso sviluppo della città, attualmente soff ocata dalla mancanza di spazi attrezzati ». Immediatamente connesso a tale problema è quello della costituzione di un demanio comunale, grazie appunto all'acquisizione di aree da destinare agli insediamenti residenziali; ed opportunamente la lettera vi faceva cenno. Quindi il problema dei collegamenti tra i nuovi centri residenziali, il centro direzionale e le zone industriali: di qui anche la necessità di decongestionare il centro cittadino, premessa, questa, sia per una più civile convivenza, sia per una migliore circolazione. Senza opere appropriate capaci di eliminare quei nodi non è pensabile però alcun decongestionamento: ecco quindi sorgere la necessità di piccoli « sventramenti ». Ed ancora: le infrastrutture sociali. Tra queste, in primo piano, la scuola. La lettera parlava , in particolare, dell'istruzione industriale e commerciale per la preparazione dei gradi tecnici e specializzati indispensabili ai fini del progresso effettivo di una provincia di « industrializzazione ulteriore », come quella napoletana. Al riguardo si precisava, però, che il Comune doveva limitarsi ad « integrare» le altre provvidenze previste per questo settore. Nel questionario venivano poi menzionati altri tre problemi: acquedotto, attrezzature ospedaliere e assistenziali, case popolari; con i quali, in effetti, il Commissario Straordinario esauriva l'elenco di tutti gli attuali, e più gravi, mali di Napoli. Tale completezza, lodevole per l'ampiezza che consentiva al dibattito sollecitato dal Comune, finiva però per rendere meno proficui i risultati del dibattito stesso, ove da essi si fosse inteso ricavare qualche indicazione concreta, da tradursi in un programma preciso e rapidamente attuabile, per l'impiego dei cento miliardi. È facile spiegarne il perché, trattandosi della ben nota questione dei mezzi scarsi di fronte alla molteplicità dei bisogni. Elencare questi ultimi non è difficile, specie in una città come Napoli ove non passa giorno senza che la stampa, anche quella più propensa all'ottimismo, non batta e ribatta su vecchi chiodi. Molto meno facile è indicare, tra i problemi, quelli da risolversi subito, non già 38 Bibliotecaginobianco
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