Nord e Sud - anno IX - n. 29 - maggio 1962

Giornale a più voci È nostra opinione che ciò sia un bene, giacché un argomento così specifico, anche se affrontato nell'oratoria comiziale, non potrà non favorire una chiarificazione delle posizioni dei vari gruppi politici di fronte ai problemi della città. Non che ci si faccia illusioni circa la capacità di un elettorato diseducato da un lungo malgoverno di discernere tra i miti, la malafede e la confusione programmatica di quelle forze che sono le prime responsabili degli attuali mali della città, da un lato, e, dall'altro l'impostazione democratica, e le concezioni moderne di quelle altre forze che da tempo agiscono per promuovere anche a Napoli la svolta determinatasi sul piano nazionale, e capace di trarla dall'immobilismo presente. Ma, certamente, ci pare assai più efficace, proprio al fine di promuovere questa svolta, che il contrasto tra le opposte tendenze si manifesti stavolta su direttive concrete, su un tema di attualità immediata qual'è appunto l'impiego della legge speciale. Per vedere compiutamente precisate le varie tesi, è probabile che si debba attendere l'intensificarsi della polemica elettorale; tuttavia, già oggi vi sono elementi per individuare le varie posizioni con soddisfacente esattezza e quindi per avanzare una prima ipotesi sui risultati che Napoli potrà attendersi dal provvedimento straordinario di recente varato. Non è la prima volta che questa rivista si occupa della legge speciale. Già nell'agosto del '60 si era posto in rilievo come essa fosse viziata da una visione miracolistica, fondata com'è sul presupposto che in un solo decennio la situazione economica napoletana possa evolversi al punto di consentire al bilancio comunale di sopportare gli oneri derivanti da vecchi mutui e le erogazioni per rimborsare lo Stato delle somme da questo anticipate in base alla legge speciale. Val la pena comunque di soffermarsi brevemente, sacrificando i particolari, sul meccanismo di questo 47° provvedimento speciale. Com'è noto, esso prevede due diversi interventi a favore della città; un primo, volto a risanare il bilancio del Comune; un'altra destinato, almeno nelle intenzioni, ad eliminare gli ostacoli che si oppongono all'avvio di un autonomo processo di sviluppo di Napoli. Per il primo intervento non c'è nessuna scelta che sia lasciata all'Amministrazione comunale, giacché la legge specifica che le erogazioni dello Stato debbono consentire una moratoria per i mutui già contratti dal Comune a copertura del disavanzo del bilancio ordinario e costituire contributi a fondo perduto per evitare l'assunzione nel decennio 1961-70 di nuovi mutui. Nel fugace, precedente accenno abbiamo manifestato la nostra opinione sull'efficacia di tali provvidenze, che pur comportano ttna spesa per lo Stato di 386 miliardi in venti anni: esse sono del tutto insufficienti a raggiungere il fine che si propongono, ovvero il risanamento della finanza di Palazzo San Giacomo; e non è il caso di infliggere ai lettori i calcoli - peraltro non eccessivamente difficili - cl1e dimostrano tale asserzione. Più urgente è invece occuparsi del secondo ordine di provvidenze, quelle volte ai cosidetti « fini produttivi ». B proprio a quest'ultimo riguardo che si deve parlare di imbarazzo della scelta. La legge speciale, infatti, consente al Comune di emettere obbligazioni, 37 BibliQtecaginobianco.

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