Nord e Sud - anno IX - n. 29 - maggio 1962

Note della Redazione vare che - anche se qualcuno di noi dovesse entrare nelle liste dei partiti ai quali ha dato la sua adesione o per i quali simpatizza - non per questo non dovrebbe « tallonare » la D.C., non per questo non dovrebbe sforzarsi di dare indicazioni per « quello che dovrebbe accadere in casa della D.C. »: e non soltanto come intelligenti interlocutori di un partito che è sempre un po' alleato e un po' avversario, ma anche e soprattutto perché il nostro mestiere di sagaci osservatori della realtà politica , di pubblicisti impegnati, ce lo· impone come uno dei compiti principali cui dobbiamo assolvere; mentre quello di presentarci alle elezioni può essere per noi un secondo mestiere, magari un diversivo, che coniunque non ci assolve dai compiti inerenti al primo. L'on. Leone, infine, a proposito di Napoli dopo un secolo, il volume che noi abbiamo curato per l'E.S.I., ha detto che si tratta di « una pubblicazione di primissimo ordine», ma anche di « una pubblicazione tendenziosa»; e non soltanto perché non v'è citato n.emmeno una volta il nome di Enrico De Nicola (ma veraniente si deve ancora bruciare l'incenso sugli altari dei vitelli d'oro che una classe dirigente fallita ha preteso far adorare dai poveri napoletani in un'orgia di servile adulazione?), ma anche perché, quando in quel libro si parla della D.C., « neppure un contributo è ricordato » e sembra che il giudizio « sia solo spietatamente negativo, in una visione di trasforniismo, di elettoralismo, di clientelismo ». Saremn10 tentati di credere che l'on. Leone non abbia letto attentamente Napoli dopo un secolo, perché, qualora l'on. Leone l'avesse letto attentamente, questo libro, si sarebbe certamente reso conto che esso forse trabocca d'indignazione, e magari di mal contenuta irritazione, ma non è un libro « tendenzioso ». A noi sarebbe piaciuto di poter scrivere un altro libro su Napoli; e non è colpa nostra se invece abbiamo dovuto scrivere questo libro, se abbiamo dovuto formulare certi giudizi non lusinghieri per le classi dirigenti napoletane di tipo tradizionale. È un bene, comunque, che finalmente questi giudizi si comincino a formulare. Certe vicende di questi giorni - piano regolatore, mancanza di progetti per le spese consentite dalla legge speciale, difficoltà di avvio del consorzio per l'area industriale, ecc. - li confermano anche troppo chiaramente ed estensivamente. A questo punto, naturalmente, il discorso si riallaccia a quello sul «vuoto» con cui abbiamo aperto questa nota. Guardiamo, dunque, bene dentro a questo « vuoto » e cerchiamo di capire ciò che finalmente si deve capire. 35 Bibfiotecaginobianco

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