Kennedy, un anno dopo e pianificazione, le basi tradizionali mutano sotto i nostri piedi ». Queste parole, che il più acuto dei giovani storici americani, Richard Hofstadter, scriveva nel 1948, sono ancora più vere oggi: dalla presa di coscienza delle dimensioni nuove dei problemi della società democratica contemporanea dipende, in estrema analisi, la vittoria del sistema democratico su quello comunista. Pure, a nostro giudizio, commetterebbe un gròsso errore di prospettiva chi credesse di dover dedurre dalla incertezza dell'Amministrazione democratica nel suo primo anno di vita un'incapacità di fondo del1' équipe di Kennedy ad intendere e ad affrontare questi problemi. Come si é già accennato, la ragione principale della relativa passività dei dirigenti democratici é da ricercare nella necessità in cui essi si sono trovati di consumare le illusioni che s'erano da se stessi creati nella lunga vigilia, di familiarizzarsi con la realtà concreta, di misurare la distan.za che separava tale realtà dalle loro speranze, e, finalmente, di adattare i loro piani alle possibilità di azione effettiva. Questo é vero innanzi tutto sul pia110 della politica internazionale: qui la nuova direttiva di un accordo generale con l'area del Mercato comune (le quali sono intervenute subito dopo le pressioni americane sull'Inghilterra perché questa entrasse a far parte del MEC) e gli accenni, contenuti nel Messaggio sullo Stato dell'Unione, ad un rilancio della Comunità Atlantica come comunità economica, se non addirittura come comunità politica, nello spirito dei lavori del Comitato Acheson, danno il senso che l'Amministrazione democratica, dopo aver esitato e meditato, ha scelto finalmente la strada giusta. Il mondo sottosviluppato, il terzo mondo, è diventato, nella strategia di Washington, l'obiettivo di una politica a lunga scadenza, che gli Stati Uniti non vogliono fare da soli e che comunque non é, e non può essere, alternativa alla politica di solidarietà con l'Europa. La speranza che clamorosi rovesciamenti di fronte nel settore dei « non-impegnati » potessero verificarsi rapidamente e soprattutto che fosse possibile stabilire una politica coerente e ferma con paesi che per le loro condizioni interne non possono averla e pei quali l'immaturità politica dei ceti dirigenti si esprime sovente in prese di posizione irrazionali ed emotive, questa speranza si è rivelata illusoria; e al suo posto va maturando la consapevolezza che la strategia politica verso il terzo mondo é quella di un'azione lunga e difficile, complessa e ricca di articolazioni, e che passa per il rafforzamento e lo sviluppo in senso democratico del sistema atlantico. Analoghe considerazioni si possono fare anche per la politica interna. I più acuti osservatori politici americani si accordano nel ritenere che l'Amministrazione non ha affatto rinunciato ai suoi programmi « so17 Bibliotecaginobianco
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