; Kennedy, un anno dopo tasia politica, quel giudizio può riuscire alquanto scoraggiante. Ed altre considerazioni si potrebbero fare: ad esempio, che il lungo tiroci11io politico alla Camera dei rappresentanti prima ed al Senato poi non ha certo giovato a Kennedy. La vecchia saggezza politica americana ha sempre suggerito di scegliere i presidenti tra coloro che avevano imparato l'arte politica esercitando funzioni proprie dell'esecutivo invece che nell'attività legislativa: qui c'è forse quel tanto di diffidenza popolare verso i legislatori, considerati a torto dei politicanti piuttosto che dei politici. che é proprio della politica americana; ma v'è anche la coscienza che il lavoro del legislatore alle due Camere federali é un tirocinio che avvezza a diffidare ed a combattere il potere esecutivo, piuttosto che ad intenderne veramente i problemi. È probabile che la permanenza nelle due Camere e soprattutto al Senato abbia accentuato quei caratteri già tipici della personalità di Kennedy a cui appunto accennava Burns: il gusto dell'analisi critica, la tendenza a mediare piuttosto che ad imporre risolutamente il suo proprio punto di vista, la dubbiosità innanzi alle scelte decisive e drammatiche. Si deve aggiungere, tuttavia, che Kennedy ha mostrato, specialmente negli ultimi 1nesi, sicurezza di sè e fermezza di carattere; e che ha sempre dimostrato di saper essere un combattente duro e risoluto, un avversario difficile, che conduce le sue lotte senza esclusioni di colpi e perfino con cattiveria (certi tratti della campagna contro Nixon, che sono riaffiorati nell'attacco alla United States Steel, mi paiono provarlo abbondantemente). Non mi sembra, pertanto, che la lentezza, la relativa passività, l'incertezza, la ritrosia innanzi alle decisioni politiche risolutive, che sono sembrate caratteristiche di questo primo anno di Amministrazione democratica, possano essere spiegate tirando in ballo soltanto o anche soprattutto la personalità del Presidente. Qui la psicologia non solo non conduce lontano, ma può essere addirittura fuorviante. Una spiegazione (ovviamente parziale) può forse essere cercata nel modo con cui Kennedy e la sua équipe si sono accostati ai problemi (legli Stati Uniti di oggi. Si é già accennato rapidamente alle illusioni che i nuovi dirigenti democratici nutrivano, al momento in cui sono andati al potere, sulle possibilità d'azione internazionale degli Stati Uniti. Essi hanno creduto, ad esempio, che il problema degli aiuti ai paesi sottosviluppati fosse solo questione di coraggio e di denaro; che fosse sufficiente adattare, poniamo, all'America Latina l'esperienza del Piano Marshall per allontanare dai paesi sud-americani la minaccia della nevrosi rivoluzionaria o del comunismo. Ed hanno, perciò, dovuto imparare, per esperienza diretta, che una politica del tipo del Piano Marshall suppone l'esistenza di società che abbiano già percorso un notevo15 Bibliotecaginobianco
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