Kenriedy, un anno dopo volta conquistato il potere, hanno dovuto accorgersi che una parte almeno di quello che essi consideravano colpevole immobilismo della classe dirigente repubblicana era, invece, un limite obiettivo della situazione; hanno imparato in proprio che il negoziato con l'Unione Sovietica non é soltanto questione di coraggio e di fantasia, ma anche di cose negoziabili, e che i margini di trattativa erano assai più ristretti di quanto non avessero supposto nel calore della battaglia elettorale; ed hanno appreso, finalmente, che la politica verso i paesi sottosviluppati, quando deve passare dalle formulazioni grandiose e generose alle realizzazioni concrete, urta in difficoltà enormi. Come s'è detto, anche per la politica estera, per la definizione del nuovo atteggiamento americano innanzi alla sfida sovietica, Kennedy, dopo aver indicato la necessità di un grande sforzo nazionale, non é parso offrire soluzioni che fossero al livello della tensione psicologica e morale da lui stesso creata. Certo, v'è più di un'argomentazione che si può far valere a favore dell'Amministrazio11e democratica. E la prima é questa: l'esiguo margine della sua vittoria nel novembre 1960. È vero, si potrebbe osservare, che Kennedy ha chiesto al paese di levarsi i11piedi per uno sforzo grandioso; ma é anche vero che quasi la metà del paese é restata seduta ed ha co11tinuato a votare pei repubblicani. Pure, non bisogna dimenticare che il Nixon del 1960 era un pò diverso da quello degli otto anni di vice-presidenza, era, cioè, u11Nixon che, per quanto glielo consentiva la sua partecipazione dell'Amministrazione Eisenhower, si sfor:z;ava di non lasciarsi troppo distanziare dal suo avversario nel profetizzare la necessità di una politica meno immobilistica. I repubblicani avevano perfettamente avvertito che l'umore dell'opinione stava mutando e tentavano di non farsi togliere tutto il vento, dalle vele. D'altro canto, il fatto di essersi lasciato impressionare dal ristretto margine di voti della vittoria non depone a favore della concezione kennediana della Presidenza degli Stati Uniti. Truman nel 1948 ebbe solo due milioni di voti in più del suo diretto avversario, Dewey; e, mettendo nel conto . i due milioni e trecentomila elettori delle due dissidenze, sudista e wallaciana, era addirittura in minoranza! Ma ciò non gli impedì di affrontare problemi internazionali di gravità eccezionale e problemi interni difficilissimi con un senso altissimo del potere e delle funzioni del presidente. Psicologic~mente e politicamente fu uno sbaglio quello di lasciarsi intimidire dal margine limitato di maggioranza e di non agire subito come se quel margine fosse stato assai più elevato. La prova di ciò mi pare fornita proprio dalla facilità con cui Kennedy ha potuto vincere la battaglia dell'acciaio: quando egli- ha parlato con ener13 BiQliotecaginobianco
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