• Gilberto Antonio Marselli quindi, una realtà indubbiamente interessante per uno studio quale quello, che era nelle intenzioni di Donald Pitkin. · Comincia, così, un'altra interessante collaborazione tra ricercatori americani ed italiani; la continua presenza sul posto di Pitkin, i suoi metodi più decisamente ascrivibili all'antropologia culturale e, d'altra parte, il suo interesse per un'interpretazione di quella realtà anche e soprattutto in chiave economico-agraria completano, in un certo senso. l'addestramento di quantì di noi, in quegli anni, cominciavamo ad interessarci a queste ricerche sociali. Ed io, che ho avuto la fortuna di far parte del gruppo di studio materano e di collaborare con Pitkin, penso di poter essere il testimone più autorizzato ed in grado di affermare questa integrazione tra le due esperienze. Laddove, infatti, Friedmann ci iniziò ad un certo tipo di ragionamento e ad una certa problematica - che, forse, erano già inconsciamente presenti in noi - e ci abituò a collaborare in un gruppo nel quale fossero presenti le più diverse discipline, Pitkin ci indicò la tecnica stessa della ricerca, il sistema di lavoro quotidiano ed il tipo di approach, che, di volta in volta, possono aiutarci a meglio comprendere una determinata realtà. E che il lavoro dei due - pur, forse, loro non realizzandolo - tendesse a convergere verso un unico risultato (la formazione di moderni e preparati ricercatori sociali anche in Italia) può essere dimostrato da un passo della presentazione al « symposium » di cui si è già detto: « Come il filosofo, secondo Platone, diviene più perfetto e reale man mano che cerca di avvicinarsi alla perfezione ed alla realtà dell'oggetto della sua indagine (infatti il ricostruirla dentro di sé è la necessaria condizione per la capacità di far progredire la conoscenza della verità), così molti moderni studiosi della realtà umana hanno dovuto riconoscere che l'intima partecipazione costituisce la condizione principale per un felice tentativo di capire e di aiutare gli altri. Nello stesso tempo, il lavoro del sociologo e del riformatore sociale non sembra essere diverso da quello dello studioso; non sembra vi sia altro vero ed effettivo mezzo di aiutare gli altri che quello di 'capire'; non appena gli altri riconosceranno i nostri sforzi verso la comprensione, perderanno il loro senso di isolamento e di umana disperazione ed otterranno, ir1vece, un certo grado di fiducia in sé stessi ed un desiderio di cooperare al raggiungimento di fini comuni » 13• 13 Presentazione del « Symposium » internazionale « IÌ modo di vita dei contadini e la loro concezione della vita» cfr. « I contadini» articolo in « Comunità » . (numero già citato). 110 Bibliotecaginobianco
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