Nord e Sud - anno IX - n. 29 - maggio 1962

Saggi lunga in quello che è l'intervento da essa derivato, essa mira a risvegliare l'opinione pubblica, a provocare dei risultati concreti, che possono modificare le condizioni di vita della popolazione. Ma se questo è lo scopo definitivo della ricerca, il ricercatore, nel corso dell'adempimento della sua opera, non dovrà mai farsi dominare dall'uomo d'azione la cui obiettività sarà diminuita in funzione dell'angolo visuale dell'impegno preso ». Se mai errore c'è stato in questa nostra esperienza - e si dovrà anche vedere fino a che punto può parlarsi di errore - esso è stato commesso ogni qual volta, vedendoci immersi nei problemi del nostro Mezzogiorno e soffrendo da vicino e quotidianamente gli aspetti di crisi delle nostre comunità contadine, ci siamo illusi di poter passare dallo studio all'azione, dalla programmazione all'intervento. Parlerei più che di errore di estrema ingenuità in quanto non avevamo realizzato che questo passaggio sarebbe stato possibile e lecito solo se fossimo stati politicamente organizzati e forti. Ma la struttura politica della nostra società era tale che noi non potevamo sperare tanto; ciononostante non mi sentirei di poter affermare « a priori » che i nostri sforzi, le nostre iniziative ed i nostri studi sia_no rimasti del tutto inascoltati ed inosservati dalle organizzazioni politiche e dai governi. Direi, forse, che essi sono stati percepiti con ritardo e solo parzialmente, nei casi migliori, e, d'altra parte, sono stati volutamente ignorati quando li si temeva; e ciò soprattutto perché, secondo loro, l'ascoltarci - ancor più se integralmente - avrebbe comportato dei pericoli e dei problemi ai quali essi stessi non erano preparati. - Ed a nostro carico è anche da imputarsi un altro difetto: praticamente la nuova serie di tentativi di affrontare diversamente lo studio della realtà agricola meridionale può co,nsiderarsi iniziata nel 1948 o 1949, quando, cioè, avevamo avuto già modo di meglio assimilare la più recente letteratura meridionalista. Ed è, appunto, per questo motivo, che, prima, non ho esitato a ricordare la relazione del Prof. RossiDoria come l'inizio di una nuova fase. Quasi sempre, negli anni successivi, ogni qual volta ci si è accinti a studiare questa realtà si è ricorso a quel contrasto, indicato dal RossiDoria, di un Mezzogiorno « nudo » contrapposto a quello « alberato » o, nell'ambito della prima di queste due sotto-realtà, l'altro tra latifondo « capitalistico » e latifondo « contadino, ». Senza contare, poi, che tra fine della guerra - e che guerra! - e ripresa di un'attività di ricerca doveva umanamente trascorrere del tempo, se non altro per preparare i nuovi ricercatori, per ritrovare un 101 Bibliotecaginobianco

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