Nord e Sud - anno IX - n. 28 - aprile 1962

Recensioni il dubbio che del mercato capitalistico non sia possibile una teoria, in cons.eguenza di qualche disordine. ad esso congenito». Qui si direbbe proprio che gli occhiali walrasiani abbiano impedito di vedere che il rifiuto del principio meccanicistico, la conseguente indeterminazione teorica, e il ricondurre la formazione dei prezzi al comportamento arbitrario e imprevedibile dei protagonisti, rappresentano proprio gli elementi innovatori della teoria. Emettere un giudizio negativo e dire, come Napoleoni in buona sostanza dice, che questa teoria non è una teoria, significa accogliere una concezione tutta particolare di sistemazione teorica, che era per l'appunto la concezione neoclassica e walrasiana, ma non è più quella odierna, nel campo della scienza economica non meno che in altri campi del pensiero. Ma è ovvio che, a parte queste considerazioni, d'altro canto assai opinabili, la scelta fra i due criteri di ricostruzione storica, quello diciamo così passatista e quello avvenirista, resta materia di preferenze e di scelte personali, su cui non è possibile soffermarsi a discutere in questa sede. AUGUSTO GRAZIANI Saivernini a Londra a alla Harvard University . Nell'~state del 1925, dopo aver fatto alcune settimane di carcere in seguito al processo al Non mollare, Gaetano Salvemini ritenne giunto il momento, opportuno e doveroso, di lasciare l'Italia. L'opportunità riguardava la sua persona fisica, pericolosamente esposta alle spedizioni punitive degli squadristi fiorentini; il dovere la sua personalità morale che non avrebbe sopportato di vivere oltre in quello che era ormai divenuto un regime dittatoriale. Aiutato da un gruppo di amici incontrati ad Aosta, fra cui Federico Chabod, Carlo Guido Mor e Natalino Sapegno, Salvemini raggiunse la Francia il 16 agosto attraverso il valico del Piccolo San Bernardo. Da quel giorno, per vent'anni, suo compito fu quello di far conoscere all'opinione pubblica occidentale la verità sul fascismo, di combattere con conferenze, articoli, lettere ai giornali, libri, il regime di Mussolini, di smascherare le menzogne della propaganda ufficiale: « In attesa, farò all'estero tutto il possibile perché si volti la carta - scrisse a Piero Calamandrei, comunicandogli la sua decisione di dare le dimissioni da docente universitario - Non credo che i fascisti abbiano fatto un buon affare costringendomi a questa deliberazione. Avrebbero fatto meglio ad ammazzarmi.» Specialmente nei primi anni di esilio, tutta l'attività di Salvemini fu infatti rivolta alla raccolta di documenti, testimonianze e ogni altro elemento che servisse a mostrare il vero volto della realtà italiana di quegli anni e a controbattere le affermazioni dei propagandisti fascisti, primo fra tutti quel Luigi Villari, per triste ironia della sorte figlio di uno dei maestri 95 Bibliotecaginobianco

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