Recensioni stesso sia arbitro diretto dell'assetto economico, al di fuori di ogni meccanismo naturale e di ogni principio obiettivo. Col passare del tempo, la fenditura nel blocco neoclassico era destinata solo ad allargarsi. Schumpeter, con la sua teoria dell'innovazione, sottrae il timone dell'economia al meccanismo anonimo del mercato per affidarlo nelle mani della figura ben definita dell'imprenditore: ulteriore svalutazione del sistema, e introduzione di un elemento volontaristico almeno sotto l'aspetto dinamico. Con la teoria della concorrenza imperfetta la falla si estende all'analisi del mercato. La for11:1azione dei prezzi non è più concepita come logica applicazione del principio elementare di massimizzazione del profitto; entra in gioco la strategia dell' oligopolista, che è quanto dire una volontà autonoma e imprevedibile. Con il secondo dopoguerra lo sgretolamento del blocco neoclassico è completo. Le politiche di sviluppo attuate o tentate nei paesi arretrati si basano sulla concezione che l'uomo possa influire deliberatamente perfino sulla struttura ec.onomica delle collettività nazionali. Il meccanismo è scomparso; l'assetto economico dipende solo dalle scelte di chi è dotato di potere, sia questi l'imprenditore di Schu1npeter o il pianificatore di Oskar Lange. Il carico di responsabilità che grava sulle spalle di chi si trova al timone dell'economia non potrebbe essere più schiacciante. Le teorie delle economie esterne e dèi rendimenti cr~scenti, col porre in dubbio, perfino nel settore della produzione, l'esistenza di una posizione ottima teoricamente definibile, non fanno che accrescere il campo delle scelte e il fardello delle responsa .. bilità. La definizione di Robbins, dell'economia come scienza delle scelte, può essere correttamente intesa solo in questo quadro; soltanto così se ne può valutare la piena aderenza all'evoluzione del pensiero moderno, e, per l'epoca in cui fu formulata, il valore anticipatore e pressoché profetico. La bella costruzione neoclassica, fitta rete di teoremi dedotti senza eccezione da µn solo principio base, è scomparsa. Al suo posto, una visione frammentaria, costellata di indeterminazioni, basata essenzialmente sulle scelte singole, non necessariamente ispirate ad un principio costante, non prevedibili se non come fe.nomeni di massa, e con un margine di incertezza. Di tutto questo travaglio, poco o nulla riecheggia nel libro di Napoleoni (basti dire che egli non cita nemmeno una volta il nome del Demaria). Ma ciò è soltanto naturale; perché, visto in questa prospettiva, il pensiero economico del '900 si ribella ad essere inquadrato come prosecuzione del1' equilibrio generale. Anzi, esso appare come la negazione di quella teoria;·:--. nei suoi stessLpresupposti concettuali. Sarebbe tuttavia affrettato dedurne· che l'impostazione d1 Napoleoni non sia valida e accettabile. Ogni periodo storico si presenta come una statua di Giano bifronte. Chi l'osserva può concentrarsi sulla faccia rivolta al passato, e mettere in r~salto gli aspetti che collegano ogni pensatore ai suoi predecessori, specificare i suoi debiti .verso coloro che sono venuti prima di lui, mostrare quanto egli abbia tratto dalle teorie tramontate. La morale inevitabile suonerà allora: nihil navi. Se si guarda invece la fronte orientata all'avvenire, si vedranno i punti di 93 Bibliotecaginobianco
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