Recensioni gimento del pensiero economico non significa, però, che Napoleoni ne accetti pienamente le soluzioni. Anzi, egli si sofferma largamente a mettere in risalto le questioni lasciate aperte dal Walras e le contraddizioni intime in cui la teoria incorre nel tentativo di affro11tare i problemi del capitale. Inoltre, come fa notare Napoleoni, la teoria dell'equilibrio generale lascia taluni problemi del tutto insoluti: quello dello sviluppo economico, delle forme di mercato intermedie fra concorrenza e monopolio, della disoccupazione di massa, della quantificazione delle leggi economiche, del funzionamento delle economie non di mercato, dell'evoluzione strutturale dei paesi arretrati. Il pensiero economico del '900 si è sforzato appunto di colmare queste lacune. Ma, nel compiere questo sforzo, sempre a giudizio di Napoleoni, gli economisti del nostro secolo• non si sono discostati dalla visione fondamentale del problema economico che era propria degli studiosi neoclassici. Infatti, osserva Napoleoni, « nella teoria dell'equilibrio è implicito un concetto di scienza economica e, corrispondentemente, un concetto di attività economica, i quali, resi espliciti intorno al 1930, diverranno i cardini dell'elaborazione successiva » (pag. 1). Le tappe successive di questa revisione, vengono esaminate da Napoleoni secondo una successione che, almeno a prima vista, .risponde ad un criterio non logico, ma cronologico. Il merito di avere allargato la formt1lazione dell'equilibrio generale, affrontando il problema dello sviluppo, va a quel gigante del pensiero eco,nomico che fu J. A. Schumpeter, e alla sua teoria dell'imprenditore innovatore; ad essa Napoleoni dedica uno dei capitoli iniziali. L'ipotesi della concorrenza perfetta fu scardinata inizialmente da Sraffa e sviluppata poi con l'analisi della concorrenza monopolistica e dell'oligopolio, che tanta influenza ha avuto e sta avendo per l'interpretazione dell'economia contemporanea. Al problema della piena occupazione, impostato da J. M. Keynes e svolto dai suoi continuatori, Napoleoni dedi~a opportunamente ben tre lezioni, mostrando come, dalla concezione ottimistica dell'equilibrio automatico di pieno impiego, sintetizzata nella famosa legge di Say, si sia giunti, per opera delle critiche keynesiane,· alla moderna formulazione dell'equilibrio con disoccupazione, e alla rivalutazione della spesa pubblica come sostegno della domanda globale e del reddito nazionale. Il dubbio circa la stabilità del sistema walrasiano ha dato nuovo impulso agli studi di economia matematica; nel contempo, gli ultimi anni hanno visto il fiorire di un nuovo ramo della scienza, l'econometrica, che tende ad accertare empiricamente e a fornire misurazioni esatte delle connessioni tra fenomeni economici. Qui ci addentriamo in un campo eminentemente tecnico, e la trattazione di Napoleoni si fa necessariamente succinta. Il tema della pianificazione offre agio ad una discussione più distesa, e Napoleoni lo passa in rassegna sotto tutti gli aspetti; dalle polemiche ormai remote sulla possibilità di pianificare lo svolgimento della vita econo·mica, alla elaborazione di tecniche specifiche per manovrare l'economia prescindendo dai meccanismi di mercato, alle applicazioni e ai risultati concreti ottenuti nella Russia sovietica. Il problema delle economie sottosviluppate ci riporta 89 Bibliotecaginobianco
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