Nord e Sud - anno IX - n. 28 - aprile 1962

Argomenti un substrato socio-culturale molto diverso, per cui la loro introduzione in queste regioni presenta particolari difficoltà. La presenza invadente dell'istituto familiare nella sub-cultura è registrabile a tutti i livelli. Lo stesso mondo morale dei meridionali_, secondo qualche autore, è incentrato su di un ethos familistico. E. C. Banfield, che ha studiato una comunità lucana, è partito dalla ipotesi che ·i componenti quella comunità (Montegrano) agiscono come _ se seguissero la regola generale di « massimizzare i vantaggi materiali e immediati del nucleo familiare; supporre che gli altri si comportino allo stesso modo » 5 • Ancora: « Bontà e malvagità esisto110 ... in rapporto con due tipi di situazioni, quella di ' genitori ' e quella di estraneo che può danneggiare la famiglia » 6 • Torna alla mente la « religion du foyer » di cui parla Fustel De Coulange~ a proposito degli antenati indoeuropei di queste popolazioni: « l'horizon de la morale et de l'affection ne dépassait pas non plus la cercle étroit de la famille », « le· dieu du voisin était un dieu hostile », « l'isolement de la famille a été ... le commencement de la morale » 7 • L'insufficienza della documentazione ci impedisce di stabilire una sia pure sommaria sinossi dei codici etici della sub-cultura e dello insieme italiano, pur tuttavia possiamo indicare una distinzione fondamentale: esiste, oltre ad una differenza di contenuto di molte norme morali, intese come strumento di controllo sociale, una diversa modalità di questo controllo. La modalità del controllo è quella definita da Riesman come « direzione tradizionalistica», mentre la nostra è interiorizzata: è la coscienza (crediamo risulti chiaro che ogni comprensione sarà preclusa al lettore se non metterà tra parentesi la nozione di coscienza ereditata dalla tradizione spiritualista, per considerarla uno degli strumenti con cui la società si garantisce l'uniformit~ di comportamento dei suoi membri). Il Banfield, nella già citata monografia, a proposito delle tecniche pedagogiche di quella comunità, riferisce: « La punizione non ha alcun rapporto con il dovere: i genitori battono i bambini ed un momento dopo li accarezzano. Se gratificazione e privazione, ' bene '· e ' male ' dipendono dal capriccio di colui che è più forte, non è possibile che nessun principio generale venga interiorizzato come coscienza... E poiché l'individuo è privo di ogni principio interiore che lo guidi, egli si baserà, per dirigere la sua azione, soltanto su promesse di ricompensa e di punizioni. La punizione avrà la funzione del senso di colpa s EDWARD C. BANFIELD: Una comunità meridionale, Bologna, 1961, p. 67. 6 Ibidem, p. 103. 7 FusTEL DE CoULAGEs: La cité antique (1864), Paris, 1960; pp. 103-110. Bibliotec'"'ginobianco 79

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