Giornale a più voci partenza di una delegazione di agrumicultori italiani che, sotto gli auspici del CLAM, si sono recati in viaggio di studio in Israele. Ciò per quanto riguarda il ristretto settore della produzione agrumaria, ma ci si lasci dire che è assurdo in linea generale parlare dei pericoli della concorrenza che potrebbe fare all'Italia un paese che non raggiunge i due milioni .d'abitanti e la cui superficie è appena superiore a quella del Lazio, ed in cui per di più la mancanza d'acqua pone dei limiti invalicabili all'espansione della produzione agricola. E questo proprio nel momento in cui la stessa obiezione viene superata a proposito della Grecia, e mentre si parla di adesione della Spagna alla CEE, senza che il Governo italiano abbia ancora levato la sua protesta con una dichiarazione dell'incompatibilità politica fra Spagna franchista e democrazie europee. Si deve peraltro ricordare che ci sono altre ragioni - di ordine non economico, queste - che impegnano le democrazie europee - o meglio, quelle che intendano restare tali - ad incoraggiare il giovane stato d'Israele e ad aiutarne lo sviluppo economico. E tra queste ragioni bisogna annoverare in primo luogo proprio la struttura democratica di Israele, fatto assolutamente eccezionale nello scenario mediorientale; la sua posizione di isolotto da ogni parte assediato da una sfrenata canea razzista che ogni giorno lo minaccia di distruzione e di sterminio; gli sforzi generosi che esso sta compiendo per portare ai paesi di recente indipendenza un aiuto scevro da ogni tentazione neocolonialistica, sforzi che non poco stanno giovando alla causa dell'Occidente nel Terzo Mondo. . E non si adduca l'argomento falsamente utilitaristico che, accettando una forma di collaborazione tra Israele e la Comunità Europea, si rischierebbe di perdere l'amicizia di qualche emiro o di qualche sceicco. Prendere in considerazione un tale argomento significherebbe cedere al ricatto dei peggiori razzisti, e farsene così complici. Ché se anche si dovesse incorrere nelle ire di qualche colonnello arabo, si dovrà accettarne serenamente il danno, nella consapevolezza che le posizioni giuste ed oneste sono quelle cl1e dànno, alla lunga, l'utile più grande. GIUSEPPE SACCO Il teatro è di moda Mai come i11 questi ultimi giorni le discussioni sui problemi del teatro di prosa sono tornate d'attualità, direi di moda; si è argomentato a vari livelli, ed alcune iniziative hanno addirittura proposto all'interesse di un vasto pubblico - solitamente dist_ratto da ben più sensazionali avvenimenti - aspetti essenziali di quella che, per pigrizia, continua ad essere definita la « crisi del teatro ». Per la verità, la « moda» di cui si parla ricorre con frequenza, da 51 Bibliotecaginobianco
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