Nord e Sud - anno IX - n. 28 - aprile 1962

Giornale a più voci gano gli allievi e che ciascun docente stabilisca quanti egli si sente in grado di assistere, guidare e giudicare? Non vi è bisogno di molte parole per sottolineare la poca utilità ai fini di un riordinamento delle Università statali di un discorso del genere. Qualche parola invece è necessario spendere ancora per metterne in luce la pericolosità, tanto più cl1e esso ha trovato pronta eco nelle parole di un altro illustre, anche se più giovane, docente delle nostre Università. La creazione di queste Università affatto autonome -· le quali, è appena necessario dirlo, nascerebbero tutte soltanto al Nord e in alcune ben determinate città -. creerebbe nel paese una intollerabile situazione di privilegio per alcuni insegnanti e per qualche centinaio di studenti, mortificando e depauperando in modo irrimediabile le Università statali. A Buzzati-Traverso, che sulle colonne del « Giorno» ha prospettato la possibilità che la « minoranza insoddisfatta abbandoni la barca pericolante per creare al di fuori una Università nuova, pubblica o privata, svincolata dalle pastoie del passato, che costituisca un termine di confronto, e quindi costituisca una concorrenza con la quale la Università vecchia debba competere per non soccombere definitivamente», noi, che con lui riteniamo di far parte della « minoranza insoddisfatta», vorremmo replicare cautamente che non si può ventilare la possibilità di abbandonare la barca pericolante, quando questa regge il carico dell'istruzione superiore pubblica del paese, quando ad essa si affidano le sorti delle decine di migliaia di giovani che affollano le nostre Università. Non si può pensare di salvare la cultura del paese « evadendo» e rifugiandosi in mitiche e impossibili condizioni di privilegio. Forse questo è uno di quei casi in cui è vano sperare di « salvarsi l'anima » senza salvare nello stesso tempo il mondo nel quale essa è chiamata ad operare. LUIGI AMIRANTE Il quarto piano economico francese Il quarto « piano » economico francese del dopoguerra attende soltanto l'approvazione del Parlamento per divenire esecutivo. Esso, dopo essere stato definito nelle sue grandi linee dal Consiglio dei ministri nel maggio scorso, è stato approvato dal « Consiglio superiore» per il piano e dal « Consiglio economico e sociale ». Il Piano è destinato a coprire il periodo quadriennale dal 1962 al 1965 e segue, in ordine di tempo, altri tre « piani» economici del dopoguerra. Il primo di essi, previsto per gli anni dal 1947 al 1950, fu prorogato fino al 1953: il suo obiettivo fu di rimettere in movimento l'economia francese dopo la guerra e utilizzare al meglio i fondi messi a disposizione tramite il Piano Marshall. Il suo risultato fu che l'indice della produzione industriale passò da 76 nel 1946 a 150 nel 1952 (calcolando a 100 la produzione 45 Bibliotecaginobianco

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