Nord e Sud - anno IX - n. 28 - aprile 1962

• Luigi Amirante organizzazione dei piani di studio e dell'attività didattica e scientifica. È fin troppo chiaro che qui nulla o poco possono dire i politici e quanti non vivono la vita concreta dell'Università nella sua duplice dimensione didattica e scientifica; e tuttavia, ferma restando la competenza dei consigli di Facoltà nella loro attuale composizione per tutto quanto attiene alle decisioni relative alla composizione delle Facoltà (richieste di concorsi, cl1iamate di prof es sori, attribuzione degli incarichi d'insegnamento etc.), può essere opportuno, se non addirittura necessario, allargare la discussione e la successiva decisione, rispetto a tutti gli altri problen1i, al di là della ristretta cerchia dei professori di ruolo, estendendola ai professori incaricati, agli assistenti, a rappresentanti degli studenti, degli organi locali della magistratura e degli ordini professionali. Se attuata in questa duplice direzione, e sotto il controllo vigile di un organo centrale scientificamente qualificato e pronto a sottoporre al Governo ogni eventuale caso in cui la libertà - come dice Colonnetti - degenerasse manifestamente in licenza, l'autonomia potrebbe davvero servire ad immettere molta aria nuova nelle nostre Università, adeguando sempre meglio ordinamenti e piani di studio alle esigenze e alle necessità del paese, assicurando loro quella flessibilità cl1e è tanto più indispensabile ora che sempre più veloce è il ritmo con il quale si modificano le situazioni. Lascia perplessi, invece, un altro discorso di Colonnetti, anche se esso ha sempre per oggetto l'autonomia universitaria. E' il discorso relativo alla creazione di Università del tutto autono1ne, prive di qualsiasi finanziamento statale (che limiterebbe inevitabilrnente l'autonomia) e che dovrebbero « creare, in seno alle stesse Università dello Stato, una specie di esperimento pilota, che, se coronato da successo, potrebbe preludere a ben più ampie e feconde applicazioni del principio dell'autonomia». Gli organi direttivi di siffatte Università dovrebbero, infatti, godere_, secondo Colonnetti, della più assoluta libertà nella scelta dei docenti e nello stabilirne, sia pure con contratti a termine, gli emolumenti; nella scelta degli allievi, nello stabilirne i piani di studio, nella possibilità di eliminarli in qualunque momento; di più ancora: « non dovrà mai venire affidato ad un docente un numero di allievi superiore a quello che egli stesso riterrà di poter assistere, guidare e giudicare ». Non vi è dubbio alcuno sul fatto che una Università così organizzata funzionerebbe a meraviglia, e nessuno può contestare a eventuali finanziatori il diritto di crearl~. Il discorso, però, deve essere tutto diverso, dal momento che si vuole alimentare l'interesse dello Stato alla creazione di siffatte Università del tutto autonome, affermando che esse hanno la possibilità di funzionare da esperimento pilota. A nostro so111messo avviso, esse nè sperimenterebbero alcunché, nè potrebbero servire a pilotare in qualcl1e direzione le Università di Stato; è di tutta evidenza, infatti, che queste ultime mai potranno trovarsi a funzionare nelle condizioni che si pretendono per queste Università autonome. Sorvoliamo sul punto del reclutamento dei docenti; ma è mai possibile immaginare che le Università di Stato si scel44 Bibliotecaginobianco \ \

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