Nord e Sud - anno IX - n. 28 - aprile 1962

Giornale a più voci perati nell'insegnamento (alla luce di questa piana constatazione, sulla quale ci sembra che tutti possano convenire, andrebbe ridimensionata tutta la questione dell'insegnamento e dello studio del latino nella scuola media), tanto più che nessuno vorrà negare come anche tanta parte dell'insegnamento universitario, specie nelle facoltà cosiddette morali, rischi di ess~re svisato proprio dal fatto che l'opinione pubblica assai male informata, e peggio ancora formata, consapevolmente o inconsapevolmente preme percl1é lo stesso insegnamento universitario assuma toni e andamenti da mera formazione professionale. E la validità della constatazione di Colonnetti può verificarsi in altro modo ancora, rintracciando in essa, cioè, la spiegazione del diverso livello al quale oggi si trovano, ai fini della formazione e della ricerca scientifica, rispetto alle altre consorelle, le facoltà di economia e • co111merc10. Ci siamo fermati abbastanza a lungo sulla prima « risposta » di Colonnetti per dare un'idea di come da una piccola e apparentemente banale domanda si possa con facilità risalire a tutta una serie di problemi, che rilevano non poco nella discussione attuale sulle riforme delle nostre strutture scolastiche e universitarie e certamente anche al di là delle questioni strettamente legate alla contingenza. Un modo come un altro per sottolineare gli stimoli che da un libro semplice, piano, dalla lettura facile e piacevole, possono venire alla nostra intelligenza. Il Colonnetti lamenta, poi, che corsi ad impostazione teorica vengano imposti anche a coloro che, pèr la loro forma mentis, seguirebbero con ben maggiore profitto corsi ad impostazione sperimentale; egli esemplifica per le Facoltà d'ingegneria, ma non mi sembra di sbagliare dicendo che il problema si può porre in termini più o meno analoghi anche per le altre facoltà. Propone, allora, Colonnetti che, raggiungendosi in un futuro più o meno prossimo l'obiettivo di sdoppiare i corsi universitari superaffollati, si adoperi questo provvedimento anche per distinguere i due corsi sulla base della loro diversa impostazione. Diagnosi e terapia proposte possono essere anche ottime, ma in realtà l'invocato sdoppiamento delle cattedre, che dovrebbe por fine al malanno, è provvedimento che, quand'anche venisse, 110n potrebbe che riguardare pochi corsi in poche università. Sensatissimo il discorso ormai d'obbligo sugli esami, ma sconsolante, in verità, la conclusione, che rimanda « l'abolizione degli esa1ni speciali» al momento in cui « attraverso l'instaurazione di un rapporto tra il numero dei docenti e quello dei discenti» potranno consentirsi « diretti ed umani rapporti di reciproca personale conoscenza»; sconsolante e avveniristico, perché « dall'esperienza delle nazioni più progredite nel camp·o dell'istruzione superiore risulta che, per garantire un insegnamento efficace, occorre in media un docente ogni 12 studenti ». È appena necessario stare a dire che può pienamente concordarsi con il Colonnetti sulla possibilità -di istituir~ all'interno dei singoli corsi universitari due diversi livelli di titoli di studio, in modo da evitare che di tutti gli universitari l'Università debba fare necessariamente dei dottori, e in 41 Bibliotecaginobianco

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