Nord e Sud - anno IX - n. 28 - aprile 1962

\ Francesco Compagna recentissimo su La mancata iLnificazione economica italiana dal 1861 al 1961 («Studi nel 1° centenario dell'Unità», Milano, Giuffrè, 1961) o la relazione tenuta al congresso dell'Associazione Nazionale delle Bonifiche, a Napoli, nel maggio del 1961? E di Rossi Daria, invece di uno . scritto sui primi due anni della riforma agraria, perché Villari non ha scelto l'introduzione a Dieci anni di politica agraria nel Mezzogiorno, dove si parla della polpa e dell'osso, dei limiti dell'agitazione contadina promossa dai comunisti, degli aspetti positivi dell'esodo rurale? Forse percl1é, a proposito di questi problemi, Villari aveva deciso di dare la parola ad Emilio Sereni e non poteva o non voleva che, a fianco, apparisse un'autorevole confutazione delle tendenziose e semplicistiche tesi comuniste? · E infine, è vero che Villari l1a incluso 11ell'antologia un brano della Relazione al Parlamento dell'on. Pastore; ma perc~é non farla seguire dall'interpretazione che del fenomeno delle aggravate distanze fra Nord e Sud è stata data, per esempio, nella discussione che si è svolta sul « Mo11do », meno semplicistica e meno tendenziosa, anche in questo caso, di quella messa in circolazione dai comunisti? Quanto al discorso di Giorgio Amendola che apre questa parte dell'antologia, Villari ha voluto evidentemente, e legittimamente, dare un posto d'onore al suo leader politico; ma, come è stato rilevato da Leo Valiani sull'«Espresso», non gli ha fatto un favore, stando alla lettera di quel testo. E d'altra parte, se avesse pubblicato anche la relazione di La Malfa che abbiamo citato, vicino a questo discorso di Ame11dola, il contrasto fra le imposLazioni dei de1nocratici e quelle dei comunisti sarebbe apparso in tutta la sua luce e non sarebbero stati certamente i primi a scapitarne. Ma proprio questo Villari doveva e voleva evitare. Resta da fare una considerazione finale: i comunisti si ripetono, non hanno più gran che da dire, le loro tesi risultano sen1pre più vecchie oltre cl1e semplicistiche. Questa considerazione vale in primo luogo per la storiografia comunista cui l'antologia di Villari certamente appartiene: no11 c'è nulla di nuovo nell'antologia rispetto ad altre opere comuniste più o meno affini; a meno cl1e il nuovo non ci fosse sfuggito, il cl1e vorrebbe dire che è circondato da troppe cautele, ed è come se non ci fosse. E la stessa considerazione vale per il meridionalismo comunista, più che mai « di complemento », ma anche - e questo ci sen1bra il dato nuovo - stanco: di una stanchezza che viene dall'isolamento e dall'immobilismo. 32 Bibliotecaginobianco FRANCESCO COMPAGNA I \

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